Mozione di Enrico MORANDO, Magda NEGRI e altri senatori del PD
Il Senato,
premesso che:
da oltre un anno è in corso una devastante crisi finanziaria, che ha preso le mosse negli USA e coinvolge progressivamente l'intera economia globale;
alla base di questa crisi vi sono precise scelte delle istituzioni politiche e delle autorità di regolazione, ben riassunte dalla parole pronunciate nel 2005 dal Presidente della Federal Reserve Alan Greenspan: "I nuovi strumenti di dispersione del rischio (…) hanno consentito alle banche più grandi e più sofisticate (…) di spogliarsi di una grande parte del rischio di credito, trasferendolo a istituzioni con minore grado di indebitamento (…) hanno contribuito allo sviluppo di un sistema finanziario molto più flessibile ed efficiente (…) di quello che esisteva appena un quarto di secolo fa";
queste innovazioni delle regole e queste scelte di parcellizzazione del rischio, tramite il suo trasferimento a soggetti "meno indebitati", ha determinato una vera e propria illusione finanziaria, nella quale si è ritenuto che il rischio fosse stato praticamente azzerato e il vincolo di bilancio e di scarsità delle risorse definitivamente aggirato;
sono state le autorità politiche e regolatorie ad assumere scelte (ad esempio nel 1999, con la legge Rubin per il superamento di ogni distinzione tra banca commerciale e banca di investimento) che hanno finito per trasformare la natura stessa delle istituzioni pubbliche, da prestatori di ultima istanza a prestatori di prima istanza, "obbligate" a prestare riserve sempre crescenti a banche d'affari cui si permetteva, per questa via, di indebitarsi senza limiti e senza riserve prudenziali;
questi interventi di "salvataggio" da parte delle istituzioni pubbliche si sono venuti moltiplicando nel tempo, ad ogni avvisaglia di crisi, fino al tentativo di intervento del Tesoro USA e della Federal Reserve delle ultime settimane, volto a "ripulire" le banche e gli intermediari da ogni titolo di credito inesigibile, così ponendo a carico del contribuente americano il fardello dell'enorme montagna di debito su cui si è sviluppata l'hybris finanziaria di questi ultimi decenni;
non è ancora dato di valutare con precisione gli effetti di questa crisi finanziaria sull'economia reale, negli USA e nel resto del mondo, mentre è già chiaro che il ritmo di crescita dei consumi delle famiglie americane (che ha "trainato" tanta parte dello sviluppo mondiale) subisce un brusco arresto, gravido di conseguenze economiche e sociali;
è profondo il coinvolgimento delle istituzioni bancarie e finanziarie europee nella crisi finanziaria in atto, anche se sembra emergere una migliore "tenuta" della regolazione e una maggiore efficacia delle autorità di vigilanza;
l'incertezza domina i mercati, anche a fronte del fallimento di quelle "autorità" di privata regolazione che il mercato pretendeva di aver fatto sorgere al suo interno, con la compiacenza e sotto l'impulso delle istituzioni pubbliche,
impegna il Governo:
ad operare in tutte le sedi internazionali perché si affermi un nuovo disegno di regolazione dei mercati finanziari – l'intervento pubblico per eccellenza – capace di reintrodurre i vincoli derivanti dalla scarsità delle risorse, dalla coessenzialità del rischio alla nozione stessa di mercato, dal riconoscimento che le istituzioni pubbliche non possono svolgere funzioni di prestatori di "prima" istanza nei confronti di soggetti deresponsabilizzati;
ad agire in tutte le sedi internazionali per addivenire alla definizione di nuovi strumenti per il governo dell'economia e della società globali, a partire dalla proposta di istituire in sede ONU un nuovo Consiglio per lo sviluppo sostenibile in cui siedano permanentemente i rappresentanti delle grandi macroaree, protagoniste dell'economia mondiale.