segnaliamo questo intervento di Emanuele Macaluso
Il Riformista, 28 agosto 2007 – Mussi continua ad aspettare Godot – Bertinottidi Emanuele Macaluso
La campagna per le primarie del Pd mette in evidenza un quadro politico su cui è bene cominciare a ragionare. Innanzitutto emerge la lotta sorda tra notabili locali per il controllo del futuro partito e di quel sistema di potere imperniato su enti locali e Regioni, usati come strumenti di organizzazione del consenso.
La guerriglia rivela lo stato reale dei due partiti che vanno a fondersi e l'uso strumentale delle istituzioni a servizio dei candidati. Un secondo punto di osservazione attiene all'incerta identità del Pd. La polemica sulle feste dell'Unità ne è solo un sintomo. Una parte dei militanti dei Ds, non solo quelli che provengono dal Pci, vedono il transito nel Pd come quello che si verificò nel 1989 con la nascita del Pds e poi con i Ds: un cambiamento nella continuità che ha come riferimento i dirigenti di sempre (D'Alema, Veltroni, Fassino, Bersani, Turco ecc.) e la fedeltà ai valori di appartenenza alla sinistra storica.
I prodiani
doc, invece, pensano che la nascita del Pd segnerà la liquidazione
di ciò che resta della sinistra storica e di chi la rappresenta. Un
segno evidente di questa impostazione l'abbiamo avuto con
l'intervista sul Corriere di un intellettuale di punta del prodismo,
il professor Filippo Andreatta. Il quale nota che «sono ancora i
diessini a imporre un loro uomo (Veltroni) e la loro legge»
mentre «il Pd rischia di diventare la Cosa 3». E aggiunge: «Gran
parte della società civile si è tenuta fuori dalle primarie, e nelle
liste ci sarà a malapena qualche foglia di fico, del tutto
aggiuntiva rispetto alle quote di professionisti». Insomma un
fallimento. Ma perché il gruppo prodiano, che dispone del presidente
del Consiglio, di ministri, consulenti, giornalisti di grido,
manager, professori emeriti e di tante altre cose non mobilita
la "società civile" e alle primarie scalza "i professionisti" della
politica? Oppure dovrebbero essere questi a suicidarsi sull'altare
della «società civile» invocata da Andreatta, Vassallo e altri?
Misteri italiani.
Veltroni, chiamato in causa come professionista, scelto dai
professionisti per perpetuare la casta dei professionisti, ha
cercato di reagire mobilitando cantanti, cineasti, intellettuali-
consulenti, italiani e europei. Come a dire:la società civile sono
io e chi sta con me. Ma in questa disputa quel che non si vede è la
sempre più incerta identità del Pd. E questa incerta identità si
riflette sul piano politico nella questione della "reversibilità
delle alleanze". Posizione, questa, che sul piano storico ricorda
quella della Dc: «Noi siamo il governo e noi decidiamo chi può
sostenerci». Sul piano dell'attualità invece può essere letta come
un avvertimento alla sinistra radicale. Veltroni dice bene quando
afferma che le alleanze si fanno per governare e non solo per
sconfiggere l'avversario. E aggiunge che il Pd può presentarsi anche
solo. Davvero? E con quale legge elettorale? Su questo Walter tace,
dopo aver detto di sostenere il referendum senza firmarlo. Insomma
più che alla politica siamo alla propaganda. Alla quale ricorre
anche la sinistra massimalista.
La verità è che per competere con il Pd e per condizionarlo occorre
una sinistra laica, socialista e di governo, forte del suo
riferimento politico e culturale con il socialismo europeo. Se Mussi
continua a stare nel limbo aspettando Godot-Bertinotti, il quale non
riesce a uscire dalle sue contraddizioni, sbaglia. Una forza
socialista deve sapere lanciare le sue sfide alle forze massimaliste
e competere con il Pd, pieno di velleità e contraddizioni. E occorre
farlo ora. Domani è già tardi.