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Nemo ad impossibilia tenetur: nessuno è tenuto a fare l’impossibile

By 05/06/2012Attualità

Ai cittadini informati credo non sfuggirà che in questi giorni si stanno alimentando almeno tre processi che hanno una dinamica non convergente. Giugno sarà il mese che deciderà molto delle sorti dell'Europa economica e politica. Non è solo questione di vertici che si susseguono: è questione di bilanci da fare e di impegni da assumere mentre markers macroeconomici segnalano sempre più crisi, più disoccupazione, più spread, più disinvestimento delle grandi multinazionali dall'area europea verso mete  più convenienti.

Poiché non possiamo dichiarare guerra alla Germania, bisognerà trattare le tappe del risanamento, le reciproche convenienze per l'allargamento del mercato e la ripresa degli investimenti. Il governo si accinge ad una ulteriore poderosa iniezione di liquidità con la compensazione dei debiti verso il sistema delle imprese. Draghi e Visco hanno detto tutto ciò che c'era da dire. Berlusconi è tornato in campo e come Pancho Villa ha – un po' per celia un po' sul serio – proposto di stampare cartamoneta nelle cantine.

A fronte di tutto questo, parti significative del PDL e per il PD Stefano Fassina, credo non solo a titolo personale, propongono di creare l'incidente, di correre verso le elezioni. In sé non ci sarebbe nulla di male, ma sul proscenio di una tragedia sarebbe meglio non inscenare una farsa. Inoltre, dovrebbe già essere pienamente allestito il nuovo cast con un programma preciso e adatto ai tempi: non mi sembra che le cose stiano esattamente così.

ll terzo movimento è iterativo rispetto a quello che abbiamo visto nelle recenti elezioni amministrative: si moltiplichino le liste, le sottoliste, si dia forma politica al civismo generoso, si assedino i vecchi partiti esausti e questo sarà il chiavistello adatto ad aprire la porta per portarci fuori dalla crisi. Anche questo è molto normale: il contrasto alle elites è una dinamica fisiologica nei tempi di crisi. Io penso che chi intenda stringere un'azione politica costruttiva debba concentrare il conflitto politico sui programmi e esigere la riforma dei partiti: applicazione – sempre più tardiva – dell'articolo 49 della costituzione e riforma elettorale. Niente di meno, se il più verrà sarà ben accolto, ma non bisogna consolarsi con diversivi retorici.

PS: Proprio mentre terminavo questi pensieri è arrivata la "bomba" della dichiarazione di Fassina. Stefano ha il grande merito di dire sempre chiaramente quello che pensa. Bravo, ma adesso non si può più fare finta di niente.

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MAGDA NEGRI

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