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Nesssuno spirito liberale per il Pd

Non soffia davvero alcun spirito liberale sul congresso del PD. Diversamente da tutti i partiti europei, qui, sin dalla prima fase (quella volta a definire i delegati alla Convenzione nazionale prima delle primarie), è in corso un ruvido arruolamento 'bipolare' che scoraggia ogni ulteriore candidatura, considerata un terzo incomodo verso la conta all'ultimo delegato.

I registi confezionano i format, i generali stringono patti, i caporali garantiscono la produttività dei medesimi sul territorio. Torna così il fantasma che già azzoppò il PD al suo nascere nell'Assemblea costituente. In un contesto allora diverso, perché le candidature di Bindi e Letta non erano competitive con quella di Veltroni, quest'ultimo scelse di apparentare a sé almeno tre liste, due delle quali in vistosa contraddizione reciproca e una delle quali (Sinistra per Veltroni) a sostegno di un'ipotesi confederativa del PD in netta opposizione con il discorso del Lingotto. Ma la sciagurata idea di far massa per stravincere, a scapito della agibilità successiva della proposta politica, ebbe la meglio. Questo fu il primo grave errore in cui incorse Veltroni e che divenne l'impronta del partito a ogni livello.

Oggi la situazione è diversa: in un contesto che aspira ad essere competitivo anche se ancora povero di spessore politico, il pluralismo potenziale di tutte le posizioni in campo o il posizionamento di gruppi potrebbe 'sfogarsi' nella moltiplicazione delle liste apparentate ai segretari nazionali e regionali. Questo può avvenire dal singolo circolo al singolo collegio, alle convenzioni provinciali, regionali e nazionale perché il regolamento generosamente lo consente. Ma lo consente, solo a discrezione dei candidati segretari. Non sfugge a nessuno che in questo modo le tante voci e le tante liste rischierebbero di sovrastare il messaggio politico centrale e il secondo tempo del PD sarebbe uguale al primo: partito correntizio e pattizio nel suo hardcore, presidenzialistico e mediatico nella leadership.

Mi sembra giusto allora chiedere ai vari candidati che convengano fra di loro di accettare un numero ridottissimo di liste apparentate (meglio se solo una) e di usare, invece, a piene mani dell'articolo 11 comma 1 del regolamento (diritto e modalità di voto alle primarie). Prima di esprimere il voto, infatti, ci si dichiara e si sottoscrive la richiesta di registrazione nell'albo degli elettori e delle elettrici del PD. Verrebbe così a compimento la richiesta fondamentale delle associazioni uliviste che per un decennio hanno tenacemente richiesto di strutturare questa base civica di nuova militanza e di disponibilità all'impegno, e che abbiamo solo sommariamente evocato nelle Primarie del 2007. C'è oggi la concreta possibilità di costruire questo albo, di farne la spina dorsale della riscossa democratica del PD. Nello Statuto e nel Regolamento congressuale c'è ogni spazio di libertà e di rigore. Scansiamo le trappole, cogliamo l'occasione.

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MAGDA NEGRI

www.magdanegri.it

IL MIO PARTITO