Confesso, come tanti altri militanti della mia generazione, di avere per lungo tempo sottovalutato i problemi ambientali… privilegiando i rapporti, conflittuali o meno, tra le classi sociali, gli Stati, le culture ecc..
Forse non era solo sottovalutazione, ma la sensazione di essere impari di fronte a problemi nuovissimi, terribilmente grandi, dovuti a forze naturali incontrollabili.
La cultura scientifica, i grandi movimenti di massa, specialmente giovanili, l’accelerazione dei cambiamenti climatici di questi ultimi anni…
Ci insegnano che è l’azione dell’uomo, lo sviluppo delle forze produttive, i tempi e i modi delle economie dei vari Stati, sia capilasti che non, a plasmare il pianeta, l’uso delle fonti fossili o alternative, la deforestazione… Insomma le basi naturali e materiali della nostra sopravvivenza.
Nostra, degli esseri viventi e del pianeta tutto.
Considero i lavori di Roma e di Glasgow positivi, pur nei loro contrasti e nelle loro contraddizioni.
Non si può tornare indietro dagli accordi di Parigi, occorre un nuovo multilateralismo, i vari continenti si muoveranno secondo tempi diversi, ma dovranno muoversi per il controllo delle emissioni di Co2 e la graduale sostituzione delle fonti fossili.
Se il tempo è ora, se il tempo non è infinito ma misurabile nell’arco di pochi decenni… Il lavoro concreto e graduale da fare sarà immenso.
Non devono essere i più poveri a pagare le batterie della Tesla.
La sostenibilità sociale, oltre che ambientale, della trasformazione sarà difficilissima.
Bella la politica, che non ci consente pigrizie, che ci pone sempre davanti problemi che nn pensavamo, o di cui nn ci eravamo ancora accorti, che ci costringe a guardare avanti e ci allontana dalle piccole schermaglie del quotidiano che affaticano anche i partiti migliori.
Spero in una grande trasversale alleanza, quella proclamata dall’ONU, per affrontare i problemi dell’ambiente, della giustizia ambientale fra popoli e classi sociali, in una parola per non entrare nel futuro disarmati.