È estremamente significativo l’apprezzamento di Obama sull’impianto del decreto missioni votato dal Parlamento italiano e, in generale, sull’adeguamento del nostro strumento militare.
Si tratta di un’impostazione che registra su entrambi questi temi, più certezze e più programmazione con una riduzione delle risorse.
Per la prima volta, pubblicamente, un capo del Governo italiano valorizza con il Presidente della più grande democrazia mondiale, preoccupato per la crisi dell’euro, non solo le manovre economiche effettuate ma anche l’impostazione delle missioni internazionali e della razionalizzazione della nostra difesa.
È stato poco valorizzato, e l’ho sottolineato nel mio intervento in commissione sulla conversione del decreto di proroga delle missioni internazionali, il disposto dell’art. 5 del decreto: per la prima volta, dopo anni che cerchiamo di fare i detective tra i vari capitoli di bilancio per capire dove vengono programmate le spese per i programmi d’arma, il governo si assume un esplicito impegno a emanare un decreto di programmazione delle spese militari, acquisendo il parere delle commissioni esteri e difesa. E queste spese devono rigorosamente osservare i vincoli di bilancio.
Si tratta di una nostra vittoria, dopo anni di tentativi.