Torino, 4 Luglio- Non siamo in molti. Ci sono echi del dibattito politico nazionale, di questa ossessione della ricomposizione delle correnti-associazioni. Come al solito – come ho visto accadere negli ultimi 30 anni – la direzione e il dibattito sono egemonizzati sempre dai torinesi. La dimensione regionale del partito è difficile da acquisire. Approviamo un documento sull’alluvione vigile e critico nei confronti del Governo e mi pare decolli una riflessione positiva su come affrontare le prossime elezioni provinciali e regionali.
Breve mio battibecco con Susta sulla collocazione europea dei futuri eletti europei del Pd. Propongo, non per provocazione, che ognuno sia libero di scegliere il gruppo che preferisce. Susta dice che va bene il metodo del centralismo democratico e si deciderà a maggiornaza. Merlo e Marino difendono la tesi di non adesione al Gruppo del PSE. Questa questione rischia di diventare non simbolica, ma di politica pura, nel senso che ben è evidente a tutti: che un piccolo gruppo isolato di circa 25-30 parlamentari europei non avrebbe nessun ruolo nella dialettica del Parlamento Europeo, dove la logica dei grandi gruppi è più forte di quella italiana. E quindi non si capisce a che gioco stiamo giocanbdo.
Purtroppo resto da sola a chiedere il Congresso prima delle elezioni europee, entro gennaio 2009. Corgiat lo chiede per l’autunno 2009. Ma questo è già previsto dallo Statuto. Morgando appare molto consapevole e motivato della sfida nell’aprire la stagione del tesseramento. Dice che lui sarà giudicato sul ruolo effettivo svolto nella costruzione del Pd in Piemonte. Questi sono tempi in cui è dal confronto con gli altri e contagiando le proprie biografie politiche che si possono rintracciare le energie vere per costruire il futuro. E’ venuto per tutti, in un certo senso, il momento della verità. Per tutti i progressisti e democratici.