Grazie a Radio Radicale, questo fine settimana, ho seguito gran parte del Congresso ndel PSI a Montecatini, che ha nominato con atto unitario Nencini segretario. Il problema non sono tanto i fischi a Veltroni, che tristemente ricordavano i fischi a Berlinguer nell’84 al Congresso di Verona, con Craxi che sorrideva ironico e si lamentava di non potersi unire a quel coro perché non sapeva fischiare. Nencini è stato simpatico e ha chiesto nelle conclusioni qualche fischio anche per sé.
Quello che mi stupisce è il vero e proprio livore contro il Pd, che emanva da tutti gli interventi. Può essere discusso il fatto che Veltroni non abbia qualche mese fa accettato l’apparentamento dei Socialisti e abbia loro proposto lo stesso iter inclusivo proposto ai Radicali, con adeguate rappresentanze parlamentari. Ma i dirigenti Socialisti sapevano che la loro strategia isolazionista a quel punto era un suicidio parlamentare. Dove vogliono ora investire la piccola forza che il voto degli italiani ha loro consegnato? In grandi campagne politiche per la difesa dei salari, in iniziative legislative sulla giustizia, sulla laicità, che chiederanno a qualche parlamentare progressista di adottare.
Oggi sono rispettosamente sotto il Quirinale per difendere Napolitano contro Di Pietro. Nella sostanza per non essere – ha detto Nencini – “seppelliti” dalla loro storia giusta, i nuovi socialisti con l’amico Turci e l’eterno Demichelis, si accingono a giocare una “politica corsara”, per sparigliare e rompere l’attuale bipolarismo, senz anostalgie per il bipolarismo coatto dell’Unione. Accusano Boselli di essere stato troppo subalterno a Prodi. Promettono che ora non saranno subalterni a Veltroni, che condivideranno con altre forze liberalsocialiste autonomi candidati alle elezioni provinciali e comunali. Si alleeranno, di volta in volta, con chi vorranno e come potranno. “Non siamo legati al carro del Pd”- ha detto il neosegretario.
“Non stabilizzeremo il campo del centrosinistra – dicono -. Puntiamo a riorganizzare il quadro politico italiano introno alle forze liberalsocialiste”. Le citazioni potrebbero sprecarsi. Insomma, scommettono su un “partito corsaro”. Questo termine “partito corsaro”, che fa tesoro della propria identità storica, ma propone una pratica selgata da ogni giudizio sulle grandi forze politiche in campo, ci riporta indietro di più di 20 anni, con la carica d’odio di un ceto politico sconfitto. Le citazioni finali che Nencini ha pronunciato di Rosselli, che definiva se stesso “un grande socialista che aveva molto studiato e lottato” e che avrebbe creato molti problemi alle altre forze politiche, si sono caricate di una involontaria comicità.