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Partito senza tessere e questione morale- Ferrara su Il foglio

By 02/11/2007Politica

Il Foglio, 31 ottobre 2007 – Il partito senza tessere risolve anche la questione morale – di Giuliano Ferrara

Dove nasce la famosa questione mo­rale, con tutti i suoi equivoci tragi­ci? Nasce dal carattere separato e buro­cratico dei partiti di massa che contano sulle tessere, gli organismi dirigenti, i congressi. Muore, o meglio resta un do­minio riservato ai soli ladri professiona­li, quando e se nasca un partito dei citta­dini elettori, fondato su una diversa rappresentanza della società.
Come funziona oggi il rapporto tra le potenze sociali ed economiche e i par­titi di vecchio stampo? Funziona così. In nome di un falso primato e di una falsa autonomia della politica, i partiti sono formalmente espressione di libe­re adesioni organizzate, che eleggono i gruppi dirigenti attraverso ì congressi. In realtà sono i dirigenti a eleggere i congressi, in quanto depositari di una eredità storica che si prolunga nel tem­po ed esprime un'identità ideologica collettiva.

La democrazia interna con­sente che le idee contino, ma non è un caso se, con tutto l'esercizio possibile di democrazia interna, alla fine i gruppi dirigenti dei partiti in Italia sono fatti storici, durano nel tempo oltre ogni cre­dibile limite, e si
perpetuano come grandi famiglie dinastiche. I gruppi di­rigenti dei partiti, padroni incontrasta­ti in casa propria, si muovono così in un circuito parallelo a quello dei soldi, dell'economia, delle potenze sociali e finanziarie, e dicono che l'etica e gli in­teressi procedono su letti distinti come due fiumi che non Si incontrano mai. Poi, al telefono ovvero privatamente, dicono: abbiamo una banca. Oppure: compagno cooperatore, facci sognare. Nel frattempo i banchieri, i finanzieri, gli editori, gli industriali, ma anche i cooperatori o i sindacati, ci raccontano che non fanno politica; e invece fanno politica scegliendo questo o quel pezzo di gruppo dirigente di partito e cercan­do di esercitare influenza al coperto di rispettive autonomie. Magari portando fuori di tanto in tanto il capino, come ha fatto l'editore e finanziere Carlo De Benedetti quando ha puntato le sue fiches su Veltroni e Rutelli, dicendo che il Partito democratico avrebbe dovuto averli come leader, e in quel caso il fi­nanziere-editore avrebbe anche preso la tessera numero 1.

Quando non ci siano più tessere, né numero 1 né numero 2, e la democrazia interna sia sostituita dalla democrazia esterna, cioè da un regolare processo elettorale che decide selezionando la classe dirigente da insediare nelle isti­tuzioni, le cose cambiano.
Finalmente i leader politici non saranno costretti a mentire per la gola, ma a chiedere impe­gno e soldi per essere eletti nelle prima­rie e poi nelle elezioni; finalmente le po­tenze sociali ed economiche, dalle coop alle banche ai sindacati alle industrie, dovranno sborsare quattrini in chiaro, trasparenti e a tutti conosciuti attraver­so appositi registri del fund raising o raccolta di soldi, per influenzare l'anda­mento del processo decisionale e avere una qualche rappresentanza politica di interessi sociali consolidati.

Il modello attuale di relazioni è opa­co: chi ha soldi e interessi deve avvicina­re e condizionare riservatamente politi­ci che pretendono di non avere relazio­ni incestuose con poteri economici. I giornali si
chiedono: chi c'è dietro D'Alema? chi è nel blocco di potere di Vel­troni o di Prodi? chi appoggia Berlusconi nell'establishment e chi lo avversa? chi sceglie il personale politico centrista? Con un modello di democrazia esterna, messo per quanto possibile in chiaro attraverso l'azione di movimenti e lobby e gruppi organizzati di interesse o di cultura o di valori, che promuovono direttamente la loro rappresentanza nelle elezioni primarie dove vengono scelti i titolari delle politiche pubbliche, cioè gli eletti, tutto si muove in una dire­zione meno opaca. Il partito degli eletto­ri e degli eletti
pone un primato delle istituzioni e della società, a detrimento di un primato della politica, nella sua autonomia separata, che storicamente si è sempre esercitato in segreto. In epoca di ideologie, un segreto maestoso e ter­ribile. Oggi, un segreto meschi­no e ridicolo.

 

 

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MAGDA NEGRI

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