Lettera inviata alla Direzione dell'Unità e non pubblicata
Il giudizio sulle ben note vicende della compagnia San Paolo e sui suoi rapporti col gruppo Intesa-Sanpaolo, almeno da ciò che si può comprendere dalle vicende degli ultimi giorni, può essere controverso e aperto a più interpretazioni. I problemi politici che emergono sono due: questa vicenda disvela lo spazio dell'intervento politico, legittimo o meno, sulle aziende di credito, ma non consente a nessuno di cogliere le linee strategiche alternative di politica economica, di politica di credito, di rapporto col territorio, che restano sottese a queste girandole di nomi e di cordate.
Per quanto concerne il Pd, però, la polemica interna ha superato la soglia di guardia. La sconfitta imprevista, pur di misura, del centrosinistra in Piemonte ha aperto una fase politica dolorosa e complessa, ancor più in vista delle prossime elezioni amministrative, che vedranno nella sfida per conservare Torino il loro epicentro. Fin quando la polemica resta confinata fra gli esponenti locali del Pd può servire a illuminare diverse strategie territoriali.
Se però si sconfina e il vice segretario nazionale del Pd, non interpellato, rivolge un'accusa indiscriminata e ad personam al sindaco di Torino, chiamato in causa come "protagonista e responsabile del pasticcio" Intesa- Sanpaolo, è il vice segretario stesso a rendersi responsabile di gettare benzina sul fuoco; di accrescere disordinatamente il disagio che già
coinvolge il partito; e, tutto sommato, di entrare a gamba tesa in una situazione che richiederebbe ben altro esercizio di comprensione e di equilibrio.
Questo stile di direzione politica indebolisce, inoltre, gratuitamente e pericolosamente una leadership locale quale quella di Sergio Chiamparino che, nel bene e nel male, resta una risorsa indispensabile per un nuovo inizio del Pd in Piemonte.