Di grande interesse oggi il Rapporto Ires 2018, che fotografa la società piemontese e ne delinea problemi e tendenze.
“Che fine ha fatto il futuro?”
Questo è l’interrogativo intorno al quale ruota un rapporto.
Lo cerca una società piemontese più pessimista, più vecchia, che cerca nuovi servizi sanitari, che fa fatica ad uscire dall’approccio industrialista, che vive uno stato di frammentazione, di varietà, di mobilità.
Proprio l’aumento della varietà viene rappresentato dal Rapporto Ires come la rivoluzione più silenziosa e discreta ma non meno pervasiva di grandi fenomeni come lì’invecchiamento e/o le migrazioni.
Un modo diverso di fare e offrire turismo, un modo diverso di muoversi, di lavorare, di fare famiglia, per corrispondere ai quali si dovrà ampliare la gamma degli strumenti di policy, ecc..
Tra i relatori non sono mancati quelli che fanno capo a un filone di studi sperimentali derivati dalla psicologia cognitiva, e che studiano l’efficacia di politiche, solitamente low cost, basate sulla cosiddetta spinta “gentile”.
Cioè non obbligare o incentivare qualcuno a fare una determinata cosa, ma guidarlo o incoraggiarlo verso il comportamento considerato più virtuoso, attraverso gratificazioni motivazionali che agiscono nel subconscio.
Un Rapporto tutto da leggere e da meditare: molto sottile, molto stimolante.
In fondo sono solo 150 pagine circa.
Colpirà specialmente il capitolo 3, dedicato all’immigrazione in Piemonte, dove si evidenzia come gli immigrati, di ogni età e ogni livello culturale e professionale, sono quelli che pagano e che hanno pagato più duramente la crisi, e rileva come la propensione degli immigrati a fare famiglie giovanissimi, con redditi bassi o mono redditi, innesca una spirale di povertà che farà fatica ad esser riassorbita.
Siamo più vecchi, più colti, più longevi…
C’è una grande cooperazione e scorrimento di esperienze tra le generazioni.
Non c’è separatezza ostile tra le generazioni.
Si condividono stili di vita, ma rispetto alle regioni del Nord, il Piemonte fa più fatica a recuperare reddito, investimenti, lavoro.
Chiamparino ha concluso con intelligenza e ironia: dovremo abituarci a cicli di basso sviluppo nell’Occidente europeo, che la guerra dei dazi ormai iniziata, renderanno più difficili.
Per il Piemonte che si avvia al voto nel maggio 2019 è una bella sfida.
http://www.ires.piemonte.it/relazione2018/RESET2018.pdf