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Primarie, tra riferimenti internazionali e provincialismo

Secondo quasi tutti gli istituti di ricerca, su Bersani si sono riversati circa la metà dei voti dei tre candidati esclusi e addirittura una quota di elettori anziani non coinvolti dalle polemiche sulle regole dell'ultima settimana.

Ichino ed io avevamo perfettamente previsto il risultato finale 60 – 40.
Bisognerà vedere ora se questo 60 e questo 40 riusciranno ad integrarsi ed allargarle la platea del PD o se vivranno come opzioni politiche non compatibili.
Il tempo davanti è poco e si vedrà presto.

Resta una considerazione: noi siamo tragicamente provinciali e ci rifacciamo ai modelli stranieri, ma sempre con il freno tirato e, per così dire, con riserve mentali non esplicitate. Vogliamo fare i  francesi ma non apriamo il secondo turno ai cittadini elettori così come ha fatto Hollande.
Vogliamo fare gli americani ma la sola idea del ticket Bersani – Renzi (analogo a quello Obama – Hillary Clinton) ci lascia sbigottiti e dubbiosi.

Le primarie all'interno del medesimo campo politico, fatte per individuare la premiership che servirà per competere con il campo politico avversario, impongono, il giorno dopo, coesistenza e cooperazione anche dialettica fra i principali contendenti.
In Italia invece prevale o la fazione, o la scissione, o il compromesso spartitorio.
Qualcosa non funziona, ma i giorni prossimi ci chiariranno le idee.

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MAGDA NEGRI

www.magdanegri.it

IL MIO PARTITO