Come va la campagna elettorale? Periodizziamo. Le Primarie dell’8 e 9 marzo: sono state di ordinaria mobilitazione, ma a Torino hanno dato un esito non soddisfacente. Poco più di 2 mila votanti delle primarie del 14 ottobre sono tornati a ritirare il certificato recante la scritta “Io ci sono. Fondatore del Partito Democratico”.
Domenica 9 marzo ho fatto (come altri candidati) il “gran tour” dei circoli e l’atmosfera era comunque festosa, carica. Troppe “teste bianche” e pochi giovani e donne della mia età e qualche signorina trentenne elegante e un po’ intimidita. Personalmente credo che la vera campagna elettorale non si fa nei convegni-spot, ma fra la gente, in una specie di perenne lezione “frontale” con gli elettori. Siamo nel pieno di una campagna “materialista”. Le uniche vere domande che arrivano alla politica sono di adeguamento delle pensioni d’annata ( incontro al mercato di via Pavese, ex operai la cui pensione lorda di 1600 euro , netta di 1200, erogata dieci anni fa “non tiene” il potere d’acquisto, eroso, inoltre, dall’aumento delle tasse locali) . Poi c’è il costo per allevare dei bimbi piccoli. Da manuale il confronto telefonico fra me, che stavo volantinando, e Mimmo Lucà, che nel suo ufficio controllava le tabelle della Finanziaria, per verificare l’incredibile fatto occorso alla famiglia di un giovane operaio (1200 euro al mese) che, a conti fatti, ha verificato che l’incremento degli assegni familiari per il III figlio è stato di soli 10 euro. Nel mio banchetto autogestito di via Garibaldi qualche giovane studentessa universitaria sfoglia i volantini e cerca il programma integrale del Pd… esaurisco rapidamente gli inserti di “Europa” e aspetto il libretto prossimo venturo del programma che sostituirà le ormai lontanissime 280 pagine del Programma dell’Unione.
A Gassino (To) e a Vercelli i Circoli di “Libertaeguale” e de “Il Ponte” organizzano un incontro con i giovani simpatizzanti. Sono circa 40 ragazzi fra i 25 e i 35 anni , per lo più laureati e neoprofessionisti, che hanno uno sguardo fiducioso ed esigente al nostro Programma. Hanno molta fiducia nel Pd e guardano solo al futuro, come se il passato, anche recente (crisi della coalizione, bilancio del Governo Prodi) non li riguardasse. Per contrasto, con il loro comportamento laico e pragmatico, registro l’interrogarsi più politico e tormentato dei compagni di più lunga data.
Inauguro la mia campagna elettorale il 14 marzo presentando il libro "Per fare la scuola" di Vittorio Campione, a Torino. Si tocca con mano la difficoltà degli insegnanti anche più sensibili a fare i conti con l’immenso problema della missione dell’istituzione scuola nel nuovo millennio, della dispersione che continua, del rapporto Ocse che ci inchioda in un giudizio di semianalfabetizzazione dei nostri quindicenni. Il libro è come un Giano bifronte: da una parte rigorosa ricostruzione teorico-politica dell’iter della riforma della scuola, dall’altra ( estremamente ardua alla lettura) tesi sulla teoria dell’apprendimento e della conoscenz, che mischia filosofia e pedagogia. Non mancano nel dibattito i teorici della “descolarizzazione”. Però, da qualsiasi lato lo si prenda, il programma del Pd sulla scuola sembra innovativo, stimolante, seppur arduo.