Il Riformista – 15 gennaio 2008 – Ratzinger alla sapienza – Meditate, laici, meditate
Le agenzie annunciano che domani sera, nella sede romana del Foglio, si terrà «una serata di conversazione e meditazione laica sul carattere illiberale della contestazione del diritto di parola del professor Joseph Ratzinger-Benedetto XVI nell'Università La Sapienza», cui parteciperanno illustri e meno illustri personalità.
A cominciare, apprendiamo, dalla nostra amica Livia Turco, che da ministro della Salute qualche idea sulle contestazioni illiberali in quasi due anni se la sarà pur fatta.
Auguriamo, con una punta di malcelata invidia, buona conversazione e buona meditazione a tutti: noi, al Riformista, non abbiamo osato volare così alto. Ci siamo limitati a discutere un po' della vicenda. Alcuni (i più, compreso il direttore) hanno simpatizzato con i docenti di Fisica che non gradiscono la visita del Papa alla Sapienza anche perché, ma deve essere un loro limite, non riescono a convincersi del carattere «ragionevole e giusto» del processo a Galileo. Altri hanno sostenuto la tesi opposta (sulla visita papale, non su Galileo): possiamo assicurare che non sono stati fatti oggetto né di contestazioni illiberali né di persecuzioni antireligiose.
Tutti abbiamo convenuto che il diritto alla parola è sacrosanto per tutti, papa Benedetto compreso, ma anche (ahiahi)
che, esercitando un simile diritto democratico, si può essere democraticamente applauditi come pure democraticamente fischiati. Qualcuno ha avanzato il sospetto che Alberto Asor Rosa e Luciano Marotti, intervistati ieri dal Corriere, forse colgono nel segno quando, pur avanzando tesi opposte, sono d'accordo nel sostenere che la decisione di invitare papa Benedetto alla Sapienza, con tutto il suo seguito di polemiche e contestazioni, ha qualcosa (o parecchio) da spartire con vicende un tantino più prosaiche, come le imminenti elezioni all'Università di Roma. Ma il direttore è stato inflessibile e gli ha tolto la parola. In tempi di conversazione e meditazione laica, ha detto, non ci si sporcano le mani con simili lordure.