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Riflessioni sull’Assemblea del Pd :perché Veltroni ha lasciato.

By 24/02/2009Attualità

Veltroni ha mollato per due motivi.

a) Perché sopraffatto bdalla consapevolezza che il suo progetto, al di là delle difficoltà elettorali, era poco condiviso e variamente combattuto nei gruppi dirigenti nazionali e locali. La degenerazione correntizia , in fondo, non è stata che l’epifenomeno di tante altre strategie politiche di microorganizzazioni

b) Veltroni ha devvero però ritenuto che il suo abbandono avrebbe creato uno shock reattivo nel partito. Penso che fra qualche tempo lo ritroveremo in pista come “riserva della Repubblica”, Franceschini, che lui ha intensamente voluto come suo successore, è certamente il più omogeneo e in continuità con lo stile medio del Veltronismo. Ma intorno a Franceschini rischia di consolidarsi un afasico patto di potere ancora meno politicamente leggibile degli schieramenti che sostenevano l’ultimo Veltroni. Il continuiamo voluto da Veltroni aggrava i problemi  che lui ha lasciato, ma conforta per il medio periodo militanti e quadri intermedi. Sono abbastanza contenta di come è andata. In un’assemblea blindata un quinto dei delegati ha votato per le primarie subito (trasversalmente D’Alemiani e Bindiani). Naturalmente ogni problema è stato rimandato, dovendosi celebrare il congresso a ottobre, praticamente dopo le europee, bisognerà cominciare un percorso di presentazione delle candidature, fare gli iscritti e poi procedere alle primarie. Circola fra i Popolari l’ingenua illusione che forse non ci sarà nessuna candidatura contro Franceschini e che tutto sarà risolto con trattative preventive. Circolano, invece, negli ex Ds  un disagio e una delusione sottotraccia che possono incanalarsi in nostalgie identitarie e non in riscosse politiche.

Si confida  (Fassino e Migliavacca) in una pur necessaria maggiore attenzione ad aspetti organizzativi, certo necessaria, ma sarà subito evidente che il nodo politico del partito a vocazione maggioritaria (referendum, sistema elettorale, programma)  restano il problema da dipanare subito. Franceschini tenterà di essere il secondo veltroni con qualche declinazione personale. Ma il primo e il secondo Veltroni sono finiti. Nessuno poi spiega lo stop and go di Bersani (condivisibile l’analisi di Garavagnolo su l’Unità del 22 febbraio, che potete trovare qui di seguito in Leggi Tutto). Da notare che nella delegazione piemontese  (su 190 delegati se ne swono accreditati all’Assemblea di sabato circa 70) hanno votato per le primarie subito circa 20 persone, di tutte le aree politiche, dai ruitelliani, alla Sinistra, ai Fassiniani, ai Veltroniani.

 L'Unità 22 Febbraio 2009- Bruno Garavagnuolo

 

Il Pd deve darsi un’identità laica di
cittadinanza, leale alle istituzioni e
innovativa. All’incrocio del liberalismoe
del socialismo.Edeve diventare
forza di massa. Altrimenti non ci
sarà più sinistra e trionferà la tirannia
strisciante di destra, sull’onda
delle nuove paure». Sta qui il nocciolo
dell’analisi di Salvatore Veca, 65 anni, filosofo
politico alla Nuova Scuola Superiore
dell’Università di Pavia, e tra i pensatori di
riferimento del Pd (oggi alquanto deluso).
Analisi politica, e non solo. Perché al centro
delle sue riflessioni, stimolate dalla crisi italiana,
c’è una componente antropologica: la
paura. E lo scambio protezione/obbedienza.
In un clima – dice Veca – dove le persone
vogliono sentirsi accudite, «rassicurate e
menosole».ConBerlusconi, «narcisista carismatico
», a offrire a tutti «compagnia e amicizia
». Perciò, spiega ancora lo studioso, occorrono
parole forti a sinistra: «identità,
emancipazione, lealtà, giustizia, e anche critica
del capitalismo globale». Prima di rimanere
del tutto «senza popolo», e di doverlo
consegnare tutto al «tiranno
simpatico» e al suo blocco
di destra.
Professor Veca, destra vincente,
paese in decadenza e
attraversato da violenze di
brancoe«ronde».Mentreanche
il Pd è in grave crisi. Solo
un dio ci può salvare o non basta neanche un
dio?
«Descrizione appropriata, benché il quadro
sfilacciato sia globale. Quel che colpisce in
Italia è il “rischio istituzioni”, sottoposte a
pesante pressioni e in vista di una temibile
concentrazione di risorse e autorità. Roba
da sotterrare Montesquieu e la divisione dei
poteri. È un virus che contamina tutto. C’è
una maggioranzadi governo compatta, nelle
mani di un padrone che domina. E siamo
agli antipodi della distinzione democratica
di ambiti invocata da Michael Walzer che
cita a riguardo Pascal. L’invasione di sfere
vitali da parte dell’esecutivo, che compra
consenso e riconoscimento da tutti i lati, è
quel che Pascal chiamava tirannia
».
Italiasmarritaeperò«ospitale
» col virus?
«Sì, e si deve riconoscere
che tutto ciò haunbuon gradimento.
Sciocco pensare
che lamaggioranza del paese
sia fatta di imbecilli. Le
ragioni?È un’Italia stanca e fatalista, schiacciata
da molteplici emergenze e che non
confida nel futuro. Un insieme di vite incerte,
minate da precariato, innovazioni e correnti
migratorie. Anche i temi bioetici, con i
loro dilemmi, rilanciano la precarietà esistenziale.
Ecco, l’incertezza genera un senso
di minaccia e la richiesta di sicurezza. Comecon
le ronde: produzione di paura a mezzo
di paura. Chi offre protezione e risorse
valoriali emateriali, vince. Di là delle mistificazioni,
e dell’insicurezza alimentata ad arte.
Conta la percezione, non la realtà. Ed è
una prima spiegazione del “trend”…».
Berlusconi si candida anche a «new dealer», a
generoso garante pubblico in economia…
«Lo fanno tutte le destre, perché la crisi del
capitalismo dagli Usa è riesplosa. Il tutto da
noi in chiave di annuncio, di là dei risultati.
Maall’insegna di un narcisismo carismatico
che fa sentire meno sole le persone. Quella
di Berlusconi è un’offerta di compagnia e
amicizia, a lenire il senso di esclusione.Non
meccanismofatuomadrammaticamente efficace.
Prendiamo il testamento biologico.
Tema sacrosanto ma destabilizzante, anche
al netto delle pressioni ecclesiastiche. Qui
c’è una domanda di senso etico gregario.
Che non richiede diritti individuali, ma una
“compagnia” moralmente omogenea, capace
di uniformare in una comunità illusoria
ogni stile di vita difforme».
È una sorta di strisciante Controriforma di
massa?
«Inuncerto senso è così.Ed è il rinnegamento
del bello della democrazia, che consiste
nel convivere strutturalmente, non occasionalmente,
coldisaccordo e la diversità. Ècome
se non potessimo più permettercelo: un
vissuto che è già un vulnus
alla democrazia. Ma questo
vissuto e questa destra
hanno il popolo dallo loro
».
Dunque, blocco egemone
dellapaura a destra.Quanto
ecomehainciso ladisgregazione
dell’anima sociale e del linguaggio di sinistra,
nel favorirlo?
«Ragioni lunghe, che non nascono con le dimissioni
di Veltroni. Tutto comincia con gli
anni 90, sotto la spinta del ciclo culminato
nel 1989. Una parte della sinistra con tangentopoli
sparisce, una altra si polverizza, e
un’altra si riconverte. Mentre il centrodestra
si è costruito col suo popolo, noi ci siamo
decostruiti. Rinunciando a elaborare
una vera cultura politica e alle relazioni con
le persone reali, per poi tradurre quella cultura
in senso comune. Quale cultura?Quattro
o cinque punti vitali fermi. Corrispondenti
alle stelle polari della sinistra. Dall’equità,
alla libertà, alla qualità di vita per
tutti, alla laicità. Parole da
articolare su un piano di lealtà
istituzionale, e in coerenza
con la propria storia.
In mancanza di questo, la
politica s’è ridotta ai consigli
di amministrazione dei
vecchi partiti. A impresa e
aristocrazia senza popolo.
Questa sinistra parla ormai un gergo eclettico,
incapace di fondere interessi e valori.
Schemi antichi e senz’anima, conditi di specialismi,
lontani dalle vite concrete».
Facciamo due esempi: emancipazione del lavoro
e critica del capitalismo. Punti che devono
restare o sono superati a sinistra?
«Emancipazione del lavoro vuol dire equità
sociale e partecipazione. E capitalismo e democrazia
hanno sempre convissuto conflittualmente.
Bene, per conseguire equità a favore
degli svantaggiati, occorre regolare di
continuo il rapporto tra i vari capitalismi e i
“fondamentali” della convivenza democratica.
La democraziaha retto e favorito assetti
più giusti, solo quando ha saputo convivere
litigiosamente col capitale. E oggi deve
farlo col capitalismo globale, col super-capitalismo
».
Bene,malaformapoliticaPdnonpareconnotata
da questi temi forti, o sbaglio?
«Temo che sia vero, benché ne abbia favorito
la nascita. Non c’èmai stato un vero confronto
dirimente e strategico su tutto questo.
Nel Pd sono rimasti i vecchi consigli di
amministrazione delle vecchie ditte, al centro
e in periferia. E con l’esaltazione di tutte
le antiche controversie. Del resto le primarie
erano bloccate e preconfezionate. E, con
tutto il rispetto morale per il dimissionario
Veltroni, la sua segreteria non è mai stata
davvero contesa e contendibile. Non c’è ancora
il partito, e questo Pd non somiglia a
nessun partito nel mondo».
ConFranceschini segretario, ilPdhasceltoun
percorsopilotato in vista delCongresso.Èstata
la soluzione giusta oppure ci voleva più coraggio
per affrontare la sfida delle Europee?
«Si è fatto di necessità virtù: primumvivere.
Ma, nonostante il tentativo di Franceschini
di fare passi avanti, specie sul testamento
biologico, restano aperti gli altri i problemi
identitari sul tappeto.Comequello sulla collocazione
europea. Ovvio che il socialismo
europeo può allargarsi, ma la collocazione
del Pd è lì e non possiamo dettare noi tempi
e condizioni. L’augurio è che Franceschini
possa creare il clima giusto per dirimere le
questioni in ballo con le primarie. E per dirimerle
bene e in tempo, prima che l’esperienza
del Pd si dissolva».❖

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MAGDA NEGRI

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