Venerdì scorso ho partecipato a Roma a un qualificato seminario di giovani costituzionalisti riformisti sulla riforma del titolo 5 e la riforma del Senato.
C’è consapevolezza che la riforma del titolo quinto del governo è troppo accentratrice e la discussione sta tra un Senato non elettivo (pare che anche in Spagna dopo la riforma costituzionale del 78 la parte elettiva del Senato crei problemi) o nella versione bundesrat – quindi nettamente ferale – oppure (Clementi) l’ipotesi di un Senato non federale ma federatore.
Si tratterebbe di spostare sul Senato i poteri di inchiesta, la nomina di tutte le autorità di garanzia, le valutazioni delle politiche pubbliche, il controllo sugli atti di governo, il rapporto con l’unione europea, il controllo preventivo sulla legislazione europea potenziando i servizi studi secondo il modello inglese della House of Lords.
È evidente che su composizione e poteri del Senato l’accordo Renzi Berlusconi è stato incerto e frettoloso. Il parlamento potrà fare di meglio.