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Risoluzione di Morando sul DPEF

By 17/10/2008Maggio 27th, 2024Politica

ottobre 2008 -Risoluzione  di FINOCCHIARO, ZANDA, LATORRE, MORANDO, ROSSI NICOLA, MERCATALI, BARBOLINI, LEGNINI

Il Senato,
            esaminata la Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) relativa alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013,
        premesso che:
            la crisi finanziaria in atto nell'economia globale investe direttamente l'Europa e – determinando il dissolversi della fiducia nei mercati – può causare gravi danni all'economia reale, con la distruzione di un gran numero di posti di lavoro e il fallimento di migliaia di imprese;
            l'intervento messo in atto – dopo gravi incertezze – dalle autorità politiche degli Stati Uniti d'America è positivo, ma non è certamente sufficiente per impedire il diffondersi dell'infezione originata dalla caduta dei valori immobiliari e dalla crisi dei mutui subprime;
            l'interconnessione e l'interdipendenza tra le banche e gli intermediari finanziari europei sono tanto profonde e diffuse da rendere gli interventi di salvataggio e di stabilizzazione sviluppati su scala nazionale del tutto sproporzionati rispetto all'obiettivo, quando non addirittura controproducenti, per gli imprevedibili effetti indotti presso gli altri partner europei;
            in Europa il principale problema appare essere quello della leva finanziaria – troppo elevata – delle grandi banche, che avrebbe provocato un effetto di sottocapitalizzazione di tutto il sistema,
        impegna il Governo:

 

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            ad operare perché l'Unione europea nel suo complesso – superando veti e contrapposte pregiudiziali di ogni singolo Stato membro, manifestatisi ancora in occasione dell'ultimo vertice a quattro – sviluppi un'immediata iniziativa volta alla ricapitalizzazione su scala europea del settore bancario, mediante l'iniezione di fondi pubblici (ad esempio, attraverso la Banca europea degli investimenti) o attraverso l'obbligo di convertire il debito in capitale azionario;
            a concordare con gli altri Paesi membri un immediato ridisegno della regolamentazione dei mercati finanziari e delle istituzioni bancarie europee, andando decisamente oltre le inefficaci forme di regolazione nazionale ancora in vigore;
            a concordare con gli altri Paesi membri – e in particolare con i partners dell'area Euro – le modificazioni al Patto di stabilità e di crescita che sono indispensabili per l'attuazione dell'intervento di stabilizzazione e consolidamento sopradescritto e che appaiono funzionali al sostegno di una politica economica e fiscale capace di ridurre gli effetti negativi, sulla occupazione e sui redditi, della crisi finanziaria in atto;
            a riformulare la Nota di aggiornamento al DPEF 2009-2013, al fine di introdurvi specifiche indicazioni circa le scelte di politica economica e di gestione della finanza pubblica funzionali – e coessenziali – all'iniziativa dell'Unione europea sopradescritta.
        Il Senato, con specifico riferimento alle scelte di politica economica e di gestione della finanza pubblica delineate nel DPEF, così come aggiornato dalla Nota in esame,
        premesso che:
            il livello della spesa pubblica per investimenti in infrastrutture materiali e immateriali è segnalato in netta discesa nei primi anni di programmazione ed è dato in recupero ai livelli fatti registrare nel 2007 solo negli anni finali dell'esercizio, in tal modo pregiudicando gravemente le potenzialità di sviluppo dell'intero sistema economico nazionale;
            il livello della pressione fiscale viene programmato in crescita – rispetto al quadro tendenziale a legislazione vigente – in tutti gli anni di programmazione, così aggravando le difficoltà di famiglie e imprese, già duramente penalizzate dalla stagnazione della ricchezza nazionale;
            le scelte di contenimento della spesa corrente primaria – del tutto assenti per il 2008 – vengono perseguite negli anni successivi con politiche di taglio orizzontale delle disponibilità che, anche sulla base delle pregresse esperienze, devono ritenersi o inefficaci (risolvendosi in meri rinvii di spesa) o profondamente ingiuste (risolvendosi in penalizzazioni delle amministrazioni pubbliche più efficienti e in acquiescenza verso quelle più inefficienti),
        impegna altresì il Governo:
            ad operare per la riduzione – e la redistribuzione tra i diversi soggetti economici e sociali – della pressione fiscale, a partire dalla restituzione del fiscal drag, attraverso un aumento della detrazione IRPEF per lavoro dipendente (per un onere complessivo di 3 miliardi di euro nel 2009), una riduzione del prelievo fiscale sulla quota di salario da contrattazione di secondo livello (per un onere di 1,5 miliardi di euro), il riconoscimento di una specifica detrazione IRPEF per tutte le donne lavoratrici con figli e l'avvio della cosiddetta «Dote fiscale dei figli» (per un onere iniziale di 1,5 miliardi);
            a fissare il tasso di inflazione programmata – in attesa della positiva conclusione del confronto in atto tra le parti sociali sul nuovo modello di contrattazione – al livello-obiettivo della BCE (2 per cento);
            a proseguire nell'opera di riduzione dell'evasione e dell'elusione fiscale, destinando tutte le risorse in tal modo recuperate alla riduzione della pressione fiscale sui contribuenti leali;
            ai fini della riduzione della spesa corrente e della riqualificazione dell'attività della Pubblica amministrazione, ad adottare nuovi sistemi di valutazione del rendimento delle pubbliche amministrazioni e del loro personale, anche attraverso l'istituzione di un'apposita Autorità amministrativa indipendente, ricorrendo ad una sistematica opera di comparazione tra le performance dei diversi segmenti, dei singoli dirigenti, degli uffici e dei singoli dipendenti della Pubblica amministrazione, così da ottenere un generale adeguamento ai migliori risultati con le minori spese;
            a rifinanziare gli investimenti pubblici in infrastrutture materiali e immateriali (ricerca, formazione, telecomunicazioni), anche utilizzando le economie di spesa realizzate di cui al punto precedente;
            ad ottenere un impegno dell'Unione europea – e dell'Eurogruppo in particolare – per il finanziamento di progetti europei in infrastrutture materiali e immateriali (in larga parte già definiti in sede comunitaria) attraverso l'emissione di eurobonds garantiti sul merito di credito dell'Unione europea in quanto tale .

 

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MAGDA NEGRI

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