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Rosy Bindi: “quel che è di Cesare”

By 03/03/2010Politica

Rosy ha presentato il suo ultimo libro "Quel che è di Cesare" insieme a Ugo Perone e a Marco Revelli e ne è nato un dibattito approfondito, come raramente accade, sui cattolici democratici nel Pd e, quindi sul Pd. La Bindi mantiene la sua antica posizione di principio, in ciò spalleggiata da Perone, sulla obbligatorietà (non solo possibilità) di essere «di parte – come lei dice – dichiaratamente cattolici e totalmente democratici, perché il "non essere di parte" vorrebbe dire essere in un "non-luogo"». Il Pd non può essere un non-luogo, va costruito con identità forti sfidate a produrre insieme una laicità seria, praticabile, in cui tutti possano riconoscersi. Facile a dirsi. Sul recente passato Bindi rivendica la sua battaglia sui Dico, denuncia (non l'aveva mai fatto) che su quella legge dello stato esplicitamente e per la prima volta dal '45 la Chiesa cattolica organizzò una manifestazione di massa, riconosce che la conferenza sulla famiglia da lei organizzata (e con la quale io avevo a suo tempo polemizzato) era nata segnata da quella manifestazione.

Tutto bene? Forse sì. Ma Rosy non prende precise e nuove posizioni sulla legge del testamento biologico e, sul caso Bonino, sull'essere cioè lei stata una leader del movimento per l'aborto in Italia, sostiene che ai cattolici imbarazzati bisogna contro-argomentare: «è più grave fare abortire quella donna immigrata che si reca in Italia o respingerla in mare e mandarla a morire: cos'è più crudele?». Qui si capisce, nel fatto stesso di porre questa alternativa, questo dilemma, che la verità identitaria che informa anche i più democratici tra i cattolici rende ancora difficile per loro la grammatica dei diritti individuali, del minor male da accettare serenamente. Come è possibile paragonare due problemi imparagonabili? Rosy conclude che ogni politico cattolico sarà giudicato in Paradiso sul come è stato legislatore ed esalta la figura di De Gasperi. Ma forse la città di Dio non può comunicare sul terreno delle leggi con la città degli uomini. Perché nella politica laica non esiste la verità.     

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MAGDA NEGRI

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