Con altri sarò questa sera in Piazza Castello per difendere Mattarella dal fiume di insulti che stanno tracimando nella istituzione presidenziale.
Devo dire, in verità, che pensavo un esito più politico e più mediato.
Che motivo c’era di rifiutare la proposta di Giorgetti, quando il nome di Savona aveva evocato sia il “piano A” che il “piano B” di contestazione dei trattati e un’esplicita prova di forza sullo spread per avviare un lungo braccio di ferro con l’Europa?
In un’ottica razionale e contrattualistica, la Lega avrebbe segnato, con Salvini e Giorgetti, uno straordinario punto politico a suo favore.
Veramente egemone sul magmatico e confuso M5S.
Onestamente, e non per partito preso, mi riconosco nelle dolenti parole del Presidente Mattarella ieri sera: tutto è stato mediato, tutto è stato accettato, anche un “Conte” qualsiasi, pur di dare un Governo al paese.
Ma quando siamo arrivati al nocciolo della sfida, all’ hardcore, e dalle cancellerie europea si telefonava se davvero volevamo cancellare 250 miliardi di di debito pubblico, ci si è accorti di essere sul Titanic, senza neppure l’orchestra finale.
Bisognerà spiegare molto, ed è chiaro che le future elezioni saranno su “quale Italia e in quale Europa”: due destini comuni, con buona pace dei nazionalisti e sovranisti da paese che hanno, per anni e con virulenza negli ultimi mesi, fatto circolare la cattiva moneta del popolo autonomo, sovrano e giusto, contro i poteri forti e sopraffattori dell’Europa dell’Austerity.
Forse si voterà in estate, in un trapasso politico che somiglia tanto agli anni del 92/94.
Quando una fase politica si chiude, purtroppo senza esserci dotati degli strumenti elettorali ed istituzionali per rendere il consenso maggioritario del popolo in governo davvero operante.