Pensieri della domenica
Il congresso dei Ds di Vercelli città è andato così così. Buon risultato, il 70 %, per la mozione Fassino, ma solo 53 partecipanti (per lo più nel voto, ma non sempre presenti al dibattito). La testa dei compagni vercellesi è alle primarie per l'inddividuazione del candidato presidente della Provincia (sono tre: Carcò per i Ds, Casagrande per la Margherita, Bagnasco proposto dalle associazioni) e non riescono a fare di questa competizione un elemento per discutere "in corpore vino" di cosa è il Pd, di come si costruisce. Ieri l'articolo di Bordon su Europa ha proposto (come hanno già fatto Salvati e Morando) liste nazionali aperte e competitive per le rappresentanze nell'assemblea costituente, da avviare con celerità. Svolgo alcune considerazioni simili nel mio intervento, ma non mi sembra facciano molto presa, se non nei rappresentanti delle mozioni Angius e Mussi che le interpretano come volontà di "Sciogliere i DS". Dialogo fra sordi ormai. Comunque, ci sono 4 o 5 giovani che votano Angius, piuttosto bravi, come i ragazzi della S.G. che sostengono fassino. Ritrovo Adalberto Codetta, ulivista della prima ora, che teme come veltroni e Parisi una nervatura partitista- burocratica di tutto questo processo. Adalberto è un valente dirigente scolastico; scambio con lui alcune osservazioni sull'incontro di giovedì mattina fra studiosi dell'Istat e 7^ commissione del Senato sui dati più sensibili dlela situazione scolastica italiana, raffrontata con quella di altri Paesi.. Lui, più concretamente, mi parla del decreto Bersani sulle liberalizzazioni e dell'opportunità che con i provvedimenti di defiscalizzazione delle donazioni si apriranno per gli istituti scolastici.
Lavoro un po' di ore a documentarmi sul decreto di rifinanziamento delle missioni umanitarie e militari all'estero perchè sarò a Raitre lunedì alle 13 per un confronto con i rappresentanti dell'opposizione. Quando interrompo e controllo i miei vasi sul balcone, scambio per la prima volta qualche considerazione con la mia vicina di ballatoio. Scopro che è rumena, la nazionalità italiana acquisita con un matrimonio rapidamente finito. Non frequenta i suoi connazionali a Torino. Mi parla di nipoti che ha nel Suo Paese, parlano solo tedesco. Di suo figlio, direttore della Filarmonica di Bucarest, e di come lei ami i cani ( ne ha uno rumorosissimo). I figli- volano via – mi dice- come gli uccelli e lei aspetta solo di andare presto in pensione e di ritirarsi nella sua campagna in Romania.