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Spunti di riflessione per la Commissione Statuto del PD- 30 ottobre 2007

Avvio una prima riflessione per i Costituenti nella Commissione Statuto Per la Costituzionalizzazione del PD mi rifaccio  a “è viva la Costituzione”  (con introduzione di Barbera, Gedit editore 2003),  che contiene un agile e ricco commento dell’art. 49.

Ha fatto bene Prodi a Milano a rifarsi esplicitamente a questo fondamentale articolo, che da anni i riformisti si ripropongono di reinterpretare e normare per una trasparente vita democratica  dei partiti italiani.
Base associativa certa, vita democratica, sanzioni in caso di violazione, equilibrio interno dei poteri tra maggioranza di mandato e minoranza, tra assemblea ed esecutivo, etc. Sono alcuni dei tratti unificanti di questa ricerca culturale e istituzionale. Cosa ha da dire il Costituzionalismo liberal-democratico sulla nascita dei nuovi grandi partiti (ora il Pd) del XXI secolo? Per l’intanto con Prodi e Salvati (bellissimo il suo intervento politico sulla militanza nei partiti europei) accontentiamoci di mettere a tema i due primi problemi costitutivi
1) la certezza della base associativa, nuove forme di aggregazione, duratura partecipazione
2) garanzia e formalizzazione del pluralismo, della libertà di proposta e di azione dei singoli e dei gruppi. Un partito al 34% senza correnti? Si può fare, ma allora si deve prevedere  che una soglia bassa – se necessario – di delegati possa predisporre piattaforme programmatiche distinte (con congressi tematici, con consultazioni via internet) e proporle al voto di qualcuno. Non bastano la costellazione di Think-tank, il leader plebiscitario, gli staff e i consiglieri politici, la mobilitazione e l’organizzazione del popolo delle Primarie per fare il Pd.

Cercasi riformatori liberal-democratici anche per riformare i partiti e “il parto” del Pd. Oserei dire che si cercano urgentemente, se non disperatamente.

 

segue testo commentato dell'art 49… vai su leggi tutto

art. 49 Tutti i cittadini hanno diritto ad associarsi liberamente in partiti per concorrere  con metodo democratico  a determinare la politica nazionale

 

La norma è di fondamentale significato poiché per la prima volta una carta costituzionale riconosce il ruolo dei partiti politici come enti associativi attraverso i quali i cittadini partecipano alla vita politica. I partiti vengono menzionati quali associazioni facenti parte della società civile  e quindi a prescindere dala loro eventuale rappresentanza in sede parlamentare. Ne consegue che già per ciò solo, a prescindere dalla entità o dalla rappresentatività del partito e delle posizioni politiche che si assumono, si fornisce il proprio contributo "alla determinazione della politica nazionale"". Vi è evedentemente una nozione di politica nazionale come frutto dlel'attività e del dibattito politico tra i vari partiti e quindi una nozione molto più ampia di quella emanante dalla ristretta sfera delle istituzioni. Contrariamente a quanto avviene ad esempio per i sindacati non si volle richiedere alcuna forma di riconoscimento giuridico ai partiti, al fine di evitare ogni forma di controllo sulla loro vita. I partiti quindi assumono attualmente la veste giuridica di associazioni di fatto. Non esistono limiti contenutistici, se non quelli che possono derivarsi dal divieto di ricostituzione del partito fascista presente nelle  diposiz. transitorie della Costituzione. L'unico limite che viene posto è che l'attività politica del partio debba attuarsi con metodo democratico: gli art. 1 e 49 Cost. proclamano il metodo democratico come il solo che possa detreminare la politica sociale e nazionale;  esso non  consente l'usurpazione violenta dei poteri, ma richiede il rispetto della sovranità popolare affidata alle maggioranze legalmente costituite, la tutela dei diritti delle minoranze e l'osservanza delle libertà stabilite dalla Costituzione.

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