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Superare il nanismo delle imprese

By 30/05/2020Attualità
Il Pil potrebbe cadere, a fine anno, oltre il 9,10% di cui parliamo con i dati consolidati alle spalle, verso il 13%.
Colao teme 300.000 crisi aziendali entro fine anno, e Visco, con Bonomi, da ottobre in poi, la possibilità di avere 700.000/1.000.000 di posti di lavoro persi.
Tutti propongono un’eccezionale nuovo patto sociale per salvare il paese e un piano shock di interventi.
E’ consapevolezza di tutti che i soldi del Recovery Fund, operanti dall’inizio del 2021, saranno essenziali, ma non autosufficienti.
Il problema è preparare adesso l’utilizzo delle risorse europee che sono venute e quelle che verranno, per uno straordinario piano di riforme: il piano nazionale delle riforme, che sarà, come quello di tutti i paesi europei, esaminato dagli organismi europei, oltre che dal parlamento nazionale.
Io credo che le forze politiche di governo e di opposizione (si, anche l’opposizione, che non può tradire questo appuntamento storico) non devono prendere come oro colato le analisi degli esperti, ma certamente devono metterle in rapporto e in pensione con i propri progetti, e programmi che non sono nati solo oggi.
Per Colao il problema fondamentale dell’Italia in relazione all’Europa e al mondo è il nanismo e la sotto capitalizzazione delle imprese italiane… per questo l’imperativo del futuro è ricapitalizzare, investire, innovare e usare come incentivi la leva fiscale.
Le proposte tecniche nel merito sono interessanti e praticabili, secondo me.
La seconda idea di Colao è la creazione di un fondo di sviluppo con dotazione di capitale 300 e 200 miliardi di euro che valorizzi il patrimonio pubblico, cui stato, regioni,province, comuni dovrebbero conferire immobili, partecipazioni di società quotate e titoli.
Non esclude di attingere anche a parte delle riserve auree di Banca d’Italia e il fondo dovrebbe esser gestito da Cassa Depositi e Prestiti.
Per la gestione delle crisi aziendali previste, che potrebbero far entrare in crisi i tribunali, si pensa a interventi di natura eccezionale, come il congelamento dei debiti per le imprese maggiori e la nomina di terra di esperti con pieni poteri verso i creditori e sei mesi di tempo massimi per chiudere le procedure di cessione o fusione o liquidazione dell’impresa.
Questo punto mi sembra molto delicato.
Si chiede inoltre la riforma del debito societario.
Non so se in questa ipotesi di Colao c’è un eccesso dirigistico, ma certo si dà alla classe dirigente italiana allargata, non solo alla classe politica, il dovere di governare in modo nuovo la nuova crisi.
 
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MAGDA NEGRI

www.magdanegri.it

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