Alla riunione del Gruppo di Giovedì tiene banco la discussione sul Dpef. Ci sono gli interventi di D'Amico e Dini che intendono presentare un emendamento alla risoluzione di maggioranza in coerenza con il singolare invito del Governo al Parlamento a quantificare ogni anno la riduzione della spesa primaria. Domanda ovvia dei senatori presenti: "e perché non lo quantifica già il Governo?".
La risposta è implicita… Sd, Prc, Pdci e Verdi ci fanno sapere che presenteranno decine di emendamenti di diverso segno. Ergo, neppure il Dpef potrebbe essere affrontato. Figurarsi la Finanziaria. D'Amico e Dini hanno sostanzialmente ragione. La risoluzione del centro-sinistra tutto dice che entro il 2008 la spesa primaria dovrà essere ridotta di 14 miliardi di euro. I soliti esagerati (ce n'è uno fra noi) accusano Dini e D'Amico di voler far cadere il Governo.
Morando, che ha introdotto la riunione, reagisce fermamente: "non mi piacciono certi toni" e argomenta per l'ennesima volta la sfida che sta nel Dpef. Trovare i soldi per famiglia, welfare e ambiente senza aumentare nè tasse nèspese. Bisognerà coprire con risparmio e razionalizzazione della spesa dagli 11 ai 21 miliardi di euro. Si chiama "tassonomia".
Aleggia una domanda: che vuol dire tassonomia. Io so nomos (legge), ma tasso?. Non lo sa nessuno, solo Massimo Brutti con aria dottorale specifica: "classificazione delle spese". Appunto, bisogna classificare scegliere, dire dei sì e dei no.