Incontro l’avvocato Roberto Loi, il presidente dell'A.S.I., Automotoclub Storico Italiano, nella splendida sede seicentesca di Villa Rey sulla collina torinese. L’Asi si è costituito nel 1966: è una Federazione di 225 Club che riunisce oltre 62.000 appassionati di veicoli storici e rappresenta il motorismo storico italiano presso gli organismi nazionali e internazionali competenti. “L'Ente – spiega il presidente – tutela gli interessi generali della motorizzazione storica italiana. Promuove la conservazione ed il recupero di qualsiasi veicolo a motore che abbia compiuto vent'anni (autoveicoli, motoveicoli, ciclomotori, veicoli militari, macchine agricole e industriali, veicoli commerciali, natanti e aeroplani), valorizzandone l'aspetto culturale". L’A.S.I cura oggi la tenuta e l'aggiornamento dei Registri Nazionali dei Veicoli Storici e rilascia Certificati che attestano le caratteristiche di storicità e di autenticità dei veicoli.
L’A.S.I è critico nei confronti di un DISEGNO DI LEGGE, il n. 1122, presentato a ottobre 2006, recante il titolo “Nuove norme concernenti i veicoli di interesse storico e gli autocaravan”, d’iniziativa "molto trasversale" dei senatori BERSELLI, SALVI, ZAVOLI, GHEDINI, BUTTI, BRUTTI Paolo, CARLONI, FANTOLA, FUDA, GRILLO, MARTINAT, MAZZARELLO, MONTALBANO, MONTINO, PALERMO, PISTORIO, PONTONE, PROCACCI, RAME, STIFFONI, FORMISANO, PALERMI e TIBALDI. Il Ddl introduce una speciale disciplina delle associazioni di amatori dei veicoli di interesse storico prevedendoper la loro costituzione: un numero minimo di venti club o scuderie associate, operanti da non meno di tre anni in almeno sei regioni e con un numero di soci non inferiore a trenta per ogni club, riconosciute dalla Federazione internazionale delle auto storiche (FIVA). L’A.S.I. ritiene che questa normativa, allargando le maglie, sotto l’insegna di uno spirito liberalizzatore che aprirebbe a nuovi soggetti la possibilità di rilasciare l’attestato di veicolo storico, rischi di non garantire in realtà rigorosi criteri di certificazione dei veicoli e che allo stesso tempo, però, introduca una certa rigidità nella classificazione. Posseggo un veicolo storico, un Maggiolone WW. della metà degli anni’70, cui sono affezionatissima (al punto da dedicargli la prima pagina del mio blog). Sono una dei tanti appassionati ("malati" in verità) di auto d’epoca, che coltivano questo hobby, non d’élite per i più, contrariamente a quanto si pensi.
Se c’è un ragionevole dubbio che il disegno di legge che sta per andare all’esame alla commissione del Senato non assicuri la migliore qualità di certificazione, credo sia necessario cercare di arrivare – e mi adopererò per farlo- a un testo migliorativo, senza tentazioni dirigistiche, naturalmente. Intanto, mi accingo a far restaurare per l’ennesima volta il mio amato Maggiolone. Trovare mani esperte cui affidare “Carlotta" – si chiama così l’auto della mia giovinezza da cui non mi separerò mai- non è facile.Chiedo all’A.S.I quali requisiti deve avere un’officina in grado di farlo nel modo più “filologicamente corretto”.