Il Riformista, 20 ottobre 2007 – Al Senato è pronta la trappola per Prodi – Fabrizio d'Esposito
Dieci, massimo quindici giorni. Dal tardo pomeriggio fino alla tarda sera di ieri, dai vari Palazzi del centro di Roma sono arrivati sempre più insistenti i boatos che danno per novembre, anziché per gennaio, il big bang dell'Unione di Prodi. Esemplare, in merito, la tranquillità ostentata dal Cavaliere che ha rotto il suo silenzio di questi giorni per dire che lui sta facendo shopping a Palazzo Madama. Piuttosto ha ribaltato i termini della questione ammettendo: «Posso dare una collocazione politica a chi un posto non ce l'ha più. Posso fare come ho fatto con Rotondi (il leader della Nuova Dc uscito dal'Udc, ndr)». Sempre Berlusconi, poi, ha fatto recapitare ai parlamentari azzurri una lettera in cui li invita a prepararsi «per un ritorno alle urne già nella prossima primavera». Insomma, il clima sarebbe da ultimi giorni di Pompei, come confermano anche le parole amare del Guardasigilli Mastella pronunciate ieri sera: «O si cambia oppure è meglio andare al voto in primavera. La maggioranza quasi non c'è più».
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Per quanto riguarda il toto-senatori le voci sono ormai tantissime. Fonti del centrodestra quantificano il numero nei soliti "quindici", un gruppo in cui i noti certi sono sei: Dini, D'Amico, Scalera, Fisichella, Bordon e Manzione. E a proposito di questi ultimi due: probabilmente sarà un loro emendamento alla finanziaria a dare il colpo di grazia alla maggioranza. Almeno secondo le intenzioni di Forza Italia, An, Lega e Udc, che sarebbero pronte a votare la proposta di Bordon e Manzione per dimezzare i ministeri. Dice Bordon: «Noi chiediamo una cosa molto semplice: che venga reintrodotta la Bassanini, una legge che fece il centrosinistra poi violata e manomessa dal governo Berlusconi. Mi auguro che l'Unione la voti, ma in questo momento il centrosinistra si sta facendo male da solo. Non so cosa accadrà, sento dire che l'opposizione voterebbe l'emendamento. Lo voti pure. In ogni caso non si tratta di un provvedimento contro Prodi, ma nell'interesse del paese»