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Un secondo tempo per il Pd

By 13/06/2019Attualità
Sto leggendo con interesse il libro di Nicola Zingaretti “Piazza Grande” che, oltre alla sua mozione congressuale, si arricchisce di interviste e di altri contributi.
Mi sembra il momento giusto, dopo le elezioni e dopo aver ognuno di noi studiato grafici, flussi elettorali, preferenze e loro distribuzione, per tornare a pensare il Pd.
… A fronte anche degli obiettivi di ristrutturazione programmatica e organizzativa che ci siamo tutti dati.
Mi piace, della riflessione di Zingaretti, la ripresa puntuale dello Statuto fondativo del Pd, a parte l’importante articolo 3,
sul quale in questi anni sono tornata ad insistere noiosamente ed ossessivamente con tutti i segretari regionali e federali che si sono succeduti a Torino dal 2013 in poi.
Zingaretti insiste:
– per l’utilizzo dei rapporti con gli elettori, perchè il partito sia di iscritti e di elettori, nella sua fondazione originaria;
– per le conferenze programmatiche annuali;
– per i forum a direzione duale come i Verdi tedeschi;
– per il referendum tra gli iscritti e gli elettori su questioni controverse e importanti;
– per un unica Fondazione di cultura democratica;
– per nuove forme di fundraising ed organizzazione territoriale.
 
Mi piace quando afferma che sulla strutturazione del partito tutti i gruppi dirigenti hanno fallito, dal 2007 in poi.
Mi piace questo suo ritorno “veltroniano” allo spirito originario del Pd.
Mi piace la sua critica frontale al correntismo come forma inquina della politica, e il suo appello a un confronto culturale mobile, continuo, dialettico, cangiante, che solleciti le persone ed esalti i loro meriti.
Mi piace la sua convinzione profonda che non sia possibile fare una politica che non sia sentita vicino alla vita quotidiana della gente.
Personalmente intendo impegnarmi per questo movimento complessivo, per questo secondo tempo che dobbiamo dare al nostro partito, in uno spirito di confronto, il più aperto e libero possibile.
Non redo che saremo tutti d’accordo, non credo che avremo tutti gli stessi intendimenti.
Sia nella vasta coalizione che ha sostenuto Zingaretti, da Cuperlo a Gentiloni per semplificare, che nelle composite minoranze, vedo riproporsi antiche frammentazioni e divisioni sub identitarie, che potrebbero compromettere il grande successo delle primarie e gli elementi positivi del voto europeo.
C’è un secondo capitolo, tutto da indagare: la radicalità della proposta riformista che il Pd deve avanzare nella crisi del governo attuale e che non può certo esaurirsi negli scenari generali della mozione di maggioranza.
Il richiamo all’unità dinamica, dialettica, libera non è un vecchio leitmotiv moralista, ma è il livello minimo e adeguato per reggere la sfida culturale, egemonica, del pensiero e dell’azione della nuova destra “salvinizzata”.
Spero che capiscano tutto ciò specialmente i dirigenti più giovani, che stanno ancora lì, a baloccarsi nella dialettica “vecchio – nuovo” e nella polemica contro i padri ingombranti.
Sono tempi di ferro, cui non si addicono formalismi e intellettualismi.
 
 
Confronta pagine:
– 61/65;
– 103/113;
– intervista a Gad Lerner;
– pag 39/45.
 
…. Così, per divertirvi!
 
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MAGDA NEGRI

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