Non potrò oggi esserci a ricordare Carlo Foppa.. perché in partenza per qualche breve giorno in Calabria, ma ci starò con il cuore e su richiesta di alcuni amici ho inviato un ricordo personale.
C’è qualche errore nell’ e-mail che ho dettato fortunosamente.
Me ne scuso.
Pubblicheranno un libro e correggeranno.
Bisogna leggere in particolare “ti sfidava” e non “diffidava”.
Carlo aveva uno spirito buono.
Non mi sembra che diffidasse come stile di conoscenza di uomini e situazioni.
Le ultime immagini che trattengo di Carlo sono la sua figura alta, legnosa, giovanile e il suo splendido sorriso il pomeriggio in cui presentammo il libro di Bruno Pittatore. Carlo si aggirava tra gli ascoltatori e il bar del suo, e sottolineo con piacere suo circolo, che aveva rimesso in piedi con tanto lavoro insieme ad altri compagni. Carlo era una di quelle speciali e rare persone che hanno convinzioni profonde, le adattano ai tempi, ma restano pietre miliari della loro stessa personalità, ancora prima che della loro scelta politica e culturale. In più, però, rispetto agli altri, aveva quest’aria scherzosa, garibaldina, ironica, diretta all’interlocutore che ne faceva un eterno ragazzo, un polemista nato. Uno, in fondo, che diffidava e sfidarti gli piaceva molto. Non fummo sempre sulla stessa lungheza d’onda per ciò che riguarda i fatti politici, però avevamo entrambi la scuola del PC, che lui incominciò a frequentare prima di me, mi permetto di dire la scuola della vita anche, l’analisi dei fatti concreti e delle persone concrete che aiutava a stemperare nella serietà del dibattito e nel dubbio di metodo anche le vicende storico politiche più drammatiche come il superamento del PC stesso e l’impegno per il nuovo partito. Aveva anche una passione, davvero passione, che io sentivo meno di lui, per la vita amministrativa, per i risultati delle politiche pubbliche locali, (materia che ora è scientificamente studiata in tutte le università europee e non solo con raffinati sistemi statistici) e si fece molto onore in questo campo e poi venne, ad un certo punto una notizia che mi preoccupò molto, di un suo serio problema di salute che si curò negli anni e quando gli chiedevo notizie scherzava, minimizzava, tendeva sempre a rassicurare l’interlocutore.
Non mi sembra ancora vero che se ne sia andato così, gremito dal Covid, quasi una beffa della natura e della vita. Ognuno di noi ha la presunzione di essere unico, irripetibile, singolare, non so se anche Carlo coltivasse questa idea di sé ma certo per me lo è stato: il ragazzo di Barriera, nato militante nella periferia Torinese che sfidava il tempo con il suo sorriso che illuminava anche i momenti più bui.