Nel gennaio ’92 un missile serbo – che tenterà di spacciarsi per croato – colpisce e abbatte un elicottero che, a 80km da Zagabria sotto l’egida Onu, sorvola il territorio. Vola in una no fly zone e a bordo vi è un giovane militare italiano e un diplomatico francese, tutti disarmati. Il soldato Marco Matta ha 28 anni. E a 28 anni muore su quell'elicottero. Suo padre oggi al raduno dell’Aviazione a Torino, a cui ho parteciopato assistendo in tribuna, ne parla piangendo.
Una famiglia operaia, semplice e splendida, papà e mamma con il loro dolore. Il ragazzo aveva fatto l’istituto tecnico a Giaveno e i genitori gli consigliano la carriera militare. Partecipa a un bando: pochi posti, 5, a fronte di 500 partecipanti. Si classifica ventesimomo, ma quelli davanti a lui rinunciano.
Prima persa di aver perso l'occasione della sua vita, ma poi lo chiamano e quindi il ragazzo viene preso. Diventa elicotterista ed è uno degli allievi che si distinguono come uno dei migliori al corso. Le missioni di pace italiane non avevano ancora il ruolo conosciuto che hanno oggi. Quella di Marco è una storia italiana.
P.S c’è un processo durato vent’anni su questa vicenda . Il comandante serbo è stato condannato all’ergastolo in contumacia, ma è libero, perché estradato dal governo italiano. I genitori della vittima sono in cerca ancora di giustizia , ma sono consapevoli di quanto sia difficile. E hanno trovato una loro seconda famiglia nell’aviazione; partecipano a ogni commemorazione.