Una storia nostra, atroce… che non conoscevo.
Grazie a Fabrizio Rondolino.
“Elena Colombo nasce a Torino il 5 giugno 1933. Suo padre, Sandro, il fratello di mia nonna, aveva servito la patria nella Prima guerra mondiale e aveva poi aperto una piccola azienda di imballaggi per dolciumi; nel 1932 aveva sposato Vanda Foa.
Nell’autunno del 1939 Elena comincia la prima elementare alla Scuola ebraica di Torino: le leggi razziali volute da Mussolini e firmate dal Re Vittorio Emanuele III le proibiscono di frequentare la scuola pubblica.
Nel dicembre del 1942 la famiglia Colombo si trasferisce a Rivarolo Canavese per sfuggire ai bombardamenti; dopo l’8 settembre 1943, quando i tedeschi occupano l’Italia e cominciano le deportazioni degli ebrei, Elena e i genitori si rifugiano a Forno Canavese, nascosti in una baita della frazione Milani.
Il 7 dicembre tedeschi e repubblichini arrivano a Forno, dove si era formata una delle prime bande partigiane, il “Gruppo Monte Soglio”, e iniziano i rastrellamenti. Nella battaglia del giorno successivo saranno catturati 18 partigiani, poi torturati e fucilati. In quello stesso giorno, l’8 dicembre 1943, la famiglia Colombo è arrestata e, l’indomani, portata a Torino.
Dopo qualche settimana alle Nuove, Sandro e Vanda vengono trasferiti nel carcere di San Vittore, a Milano. Da qui il 30 gennaio 1944 sono deportati ad Auschwitz, dove arriveranno il 6 febbraio. Nessuno dei due è tornato.
Elena invece viene affidata ad una famiglia amica di Torino, dove resterà fino al 9 marzo 1944. Quel giorno le SS la prelevano e la portano all’Istituto Charitas, dove tornano a riprenderla il 25 marzo per deportarla nel campo di transito di Fossoli (Modena). Da qui, il 5 aprile, Elena parte da sola per Auschwitz, dove arriverà la mattina del 10 aprile. Il giorno stesso è mandata alla camera a gas. Aveva 10 anni e 10 mesi.
Elena Colombo è l’unico caso documentato nella Shoah italiana di un bimbo che ha dovuto affrontare da solo l’arresto, la deportazione, lo sterminio.