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Veltroni, Bersani e la stampa

Segnalo questo articolo del Foglio che confuta la tesi di Ricolfi oggi su La Stampa, relativamente alle proposte politiche di Modem e Veltroni, ben riportate dagli articoli de Il Sole 24 ore  e del Corriere della Sera (a  firma di Salvati) di ieri, invece

Perché Bersani non si fida né di Veltroni né di Repubblica

Sul Foglio di oggi racconto di un testo riservato scritto da un gruppo di economisti bersaniani del Pd che critica sia le posizioni dei veltroniani sull’economia sia, in particolare, il tentativo di “qualche autorevole quotidiano che è convinto di poter tornare ad eterodirigere il Pd” (e qui si parla di Repubblica, che negli ultimi giorni ha dedicato molti articoli carichi di entusiasmo, da Scalfari a Maltese passando per Salvati, alla svolta veltroniana). In particolare, il testo, firmato da Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, membro della segreteria nonché stretto collaboratore di Bersani, spiega quali sono tutte le cose che la maggioranza del Pd contesta alla minoranza e dimostra che, su certi argomenti, la tregua nel Pd sembra essere particolarmente fragile. In "leggi tutto" alcuni passaggi significativi (dove si spiega anche perché i bersaniani sono contrari alla patrimoniale). 

Il Veltroni celebrativo della “modernità” economicistica di Marchionne offre la prospettiva della rassegnazione pragmatica e della subalternità politica.

La prospettiva del Lingotto 2 e la scelta di delegare a Vendola la rappresentanza della fascia di gran lunga più ampia del lavoro, in una singolare contraddizione con il ritornello di Modem di non appaltare ad altri la raccolta dei voti nell’arena del centrosinistra, porterebbe il Pd ben al di sotto di quanto indicato dagli attuali sondaggi. Soprattutto, lo renderebbe sostanzialmente inutile in quanto condannerebbe l’universo del lavoro alla marginalità sociale e politica.

(Sul debito pubblico), l’obiettivo indicato da Veltroni è irrealizzabile: nessun paese al mondo è riuscito a ridurre di 40 punti percentuali di Pil (640 miliardi di euro) il debito pubblico in 9 anni.

Nonostante le celebrazioni di qualche autorevole quotidiano convinto di poter tornare ad eterodirigere il Pd, la relazione di Walter Veltroni al Lingotto 2 segnala una chiara convergenza programmatica della minoranza del partito sulle scelte compiute dall’Assemblea Nazionale di Roma e di Varese.

La proposta di Veltroni di cartolarizzare il patrimonio pubblico attraverso un’agenzia non funziona. È stata messo in atto nel 2004 dal Ministro Tremonti  e gli esiti, nonostante  l’entusiasmo iniziale per la cartolarizzazione fosse a via XX Settembre alto almeno quanto al Lingotto, sono stati positivi soltanto per gli advisor bancari.

L’indicazione di un obiettivo quantitativo in riferimento al Pil è una posa gladiatoria più in sintonia con i tagli orizzontali del Ministro Tremonti che con l’impianto culturale di una corretta ed efficace spending review, ossia bottom up, non topo down.
 
La terza variabile ricordata da Veltroni è l’imposta patrimoniale. Anche qui, nessuna obiezione di principio. La possibilità di un’imposta straordinaria sul patrimonio l’abbiamo discussa a lungo per la preparazione del documento di Varese. Poi, l’abbiamo scartata perché sarebbe massimamente regressiva data la composizione e la residenza del patrimonio italiano.
 
La via maestra passa per l’innalzamento del potenziale di crescita economica attraverso le riforme strutturali, le politiche industriali, gli investimenti innovativi pubblici e privati, la redistribuzione del reddito. E passa pure per il recupero dell’evasione fiscale, la distintiva anomalia italiana, completamente assente nel riassunto programmatico svolto al Lingotto 2. Un’assenza di solito strumentale nei discorsi della destra. Un’assenza preoccupante per un impianto centrato sul ripristino del primato della legalità.
 
Veltroni indica il taglio delle aliquote per tutte le lavoratrici per alleggerire il carico fiscale. L’intervento riproposto da Veltroni l’abbiamo valutato e scartato perché, in un contesto di risorse finanziarie scarse, è fuori target: il problema dell’Italia è la fuoriuscita dal mercato del lavoro delle donne alla nascita del primo figlio. (…).La proposta di Veltroni spreca, tra l’altro in modo regressivo, risorse preziose da concentrare su altre priorità, ad esempio la costruzione di asili nido.

Claudio Cerasa

 

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