Venerdì i giovani democratici hanno organizzato una vista alle carceri. Sono stata all’Istituto minorile Ferrante Aporti di Torino: un’esperienza qualificante. Una brava giovane direttrice, personale e operatori di grande umanità. Solo 39 ospiti, quasi tutti Rom ed extracomunitari: sono dentro per piccoli furti, qualcuno è recidivo, mandati qui anche dal Tribunale di Bologna e Venezia. Hanno dai 16 ai 21 anni, c’è anche una rumena con un bimbo di due. Troviamo laboratori di ceramica e legno, lingua italiana. Ci si sforza di riconvertire attitudini mal espresso verso nuove capacità organizzative. Questi ragazzi stranieri imparano facilmente l’italiano. Per le ragazze c’è il laboratorio di coiffeur, ma il rischio di ricadere nell’illegalità appena fuori è altissimo. La condizione familiare è determinante e il problema è l’impatto fuori dal carcere con un reinserimento molto difficoltoso. Scopriamo che dal 1975 il Governo dovrebbe esercitare la delega per la differenziazione del regime carcerario dei minorenni dagli adulti. Sono stati enti locali e e volontari a farlo finora. Il governo non ha esercitato la delega. Il senatore Mauro Marino e io approfondiremo. E per il rotto della cuffia, con l’intervento della magistratura minorile, si è evitato che il Governo Berlusconi abolisse la specificità del regime carcerario minorile.