19 Maggio 08 – Zincone
Cambia l'orchestra, non sappiamo quanto cambierà la musica, ma non cambia il ritmo. Oggi come ieri, in Italia come altrove, partiti e coalizioni seguono un percorso classico, piuttosto ben delineato. Quando sono all'opposizione, specialmente durante le campagne elettorali, criticano senza sconti l'operato dei governi in carica e prospettano riforme radicali. Coerentemente, una volta arrivati o ritornati al potere, i ministri di fresca nomina si sentono in dovere di onorare le cambiali politiche emesse in precedenza. Perciò si affrettano ad annunciare proposte forti e dirompenti. Ma, dopo un certo tempo, si accorgono che devono fare i conti con una serie di vincoli giuridici, di accordi internazionali, di pressioni sociali, di esigenze oggettive. L'azione di governo diventa, quindi, più cauta, il divario rispetto agli avversari e predecessori non è più abissale.
Soluzioni radicali e antagonistiche potranno eventualmente
venire rispolverate dai contendenti in prossimità di nuove scadenze
elettorali.
Non si tratta di una sindrome né recente, né specificamente italiana:
i politologi la chiamano «teoria del ciclo politico». È una teoria
generale, che però calza particolarmente bene quando si tratta di
descrivere l'andamento delle politiche migratorie in Italia.
Sospensione di Schengen, introduzione del reato di immigrazione
clandestina per decreto, test genetici per i ricongiungimenti
familiari, espulsioni in massa di irregolari sono ballon d'essai
presto ritirati. Ovviamente alcune novità rimangono – i commissari
straordinari per i Rom, la necessità di fare una messa a punto
dell'accordi di Schengen, soprattutto per quanto riguarda un più
efficace controllo delle frontiere esterne, l'innalzamento dei tempi
massimi di detenzione nei centri di trattenimento – e altre ne
verranno. Ma sui pro e i contro sostanziali del reato di immigrazione
clandestina si medita, e già si pensa di declassare la clandestinità
da reato ad aggravante di reati.
Tutto sommato, il ciclo si sta muovendo in fretta. Maroni afferma di
voler riprendere il 90% del pacchetto Amato. All'interno del nuovo
governo si riflette sulla possibilità di regolarizzare (magari senza
usare il termine) le badanti o, comunque, chi lavora onestamente. Del
resto, il precedente Governo di centro-destra aveva approvato la più
cospicua regolarizzazione di massa mai avvenuta in Italia. E, ad
essere onesti, bisogna pure ricordare che aveva intaccato ben poco i
diritti sociali degli immigrati non solo regolari, ma anche
irregolari, introdotti dal centro-sinistra. D'altra parte bisogna
riconoscere che il centro-sinistra ha capito da un pezzo la necessità
di produrre sicurezza, ed ha cercato sia a livello centrale che a
livello locale di prendere misure coerenti con questa esigenza. I
centri di trattenimento per identificare irregolari e clandestini
sono stati introdotti nel 1998 con la legge Turco-Napolitano. Però
bisogna pur ricordare che su questa linea il centro sinistra ha
dovuto scontrarsi e tenere conto di notevoli ostilità e velleitarismi
da parte delle sue frange radicali.
Se guardiamo quindi alle leggi votate, ai provvedimenti presi, le
differenze tra i protagonisti dei due schieramenti non parrebbero
incolmabili; lo sono invece le retoriche pubbliche e gli atti
dimostrativi. Una parte della destra ha usato toni e comportamenti
aggressivi ed offensivi nei confronti delle minoranze immigrate, una
parte della sinistra ha criticato come lesivi dei diritti umani anche
provvedimenti repressivi inevitabili e giustificati, compresi quelli
pensati dai propri compagni di viaggio. Sarebbe saggio non ripeter
sortite politiche a gamba tesa (per questo appare eccessivo. se non
altro perché prematuro, il giudizio espresso in questi giorni da
alcuni ministri spagnoli). Quello dell'immigrazione è un terreno
pieno di mine, molte ancora pericolosamente inesplose. L'opinione
pubblica è insofferente non solo nei confronti della criminalità,
dell'accattonaggio molesto, dei comportamenti inurbani; è anche, e
purtroppo, diffidente e infastidita nei confronti dei nuovi scenari
umani, delle trasformazioni di habitat familiari e consueti.
Ha i nervi scossi, ha bisogno non solo di sicurezza, ma anche di
rassicurazione. Il terreno dell'immigrazione richiede quindi
movimenti cauti e meditati. Né fretta, né improvvisazione, né
esagerazione. Definire «campi di concentramento» i centri di
trattenimento, o passare le ruspe su luoghi di culto mussulmani non
aiuta. Al contrario, su questa difficile terreno, è particolarmente
necessario l'incontro tra forze politiche pensanti e responsabili. Il
punto di incontro richiede necessariamente che si ragioni sia di
sicurezza, sia di integrazione. La sinistra riformista ha già detto
chiaramente che vuole anche sicurezza. La destra riformista dica
chiaramente che vuole anche integrazione e, visto che ha
responsabilità di governo, pensi e metta in campo strumenti utili.
Può farlo.