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Magda Negri

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È ormai vero e documentato: nella carta d'intenti dei democratici e dei progressisti presentata da Bersani e votata nell'ultima assemblea del PD, due settimane fa, al capitolo uno c'è scritto: "Crediamo che si possa agganciare la crescita in un quadro di equità. Il nostro posto è in Europa. Lì dove Mario Monti ha avuto l'autorevolezza di riportarci dopo una decadenza che l'Italia non meritava".

Poi è venuta la mediazione con Vendola e - hoplà - l'esperienza di Monti è evaporata nel nulla. Chissà cosa ci sarebbe scritto nella seconda versione della Carta se fra i costruttori dell'alleanza (ma ci manca poco) ci fosse stato anche Di Pietro.

Poi Bersani deve essersi accorto di averla fatta grossa, di aver ceduto troppo, e, aprendo la sua campagna per le primarie, ha voluto ricordare davanti a tutti che Mario Monti c'è, lotta insieme a noi e avrà un grande ruolo nel futuro dell'Italia.

Matteo Renzi, d'altro canto, non s'é giovanilmente neppure accorto di questa contraddizione politica e, avendo anche lui archiviato di fatto l'esperienza Monti si è limitato a commentare che il suo programma è più articolato e analitico della Carta d'Intenti. Cosa vera, per altro.
D'altra parte nell'intervista concessa al Sole 24 ore, venerdì 12 ottobre, aveva su questo tema cruciale dato un colpo al cerchio e uno alla botte: secondo Renzi, il centrosinistra futuro non potrà mettere in discussione il profilo che Monti ha dato all'azione di governo (ad esempio la riforma Fornero va difesa) però Monti avrebbe "sempre più rannicchiato l'Italia in una sorta di guscio. Oggi le famiglie e in parte le imprese sono bloccate".
 
La campagna delle primarie è appena incominciata. Si aspetta con urgenza, al di là delle tifoserie, di giudicare sulle proposte programmatiche, oltre che sugli slogan e sugli one man show.



PS: Allora Veltroni non si ricandiderà: non ho assistito ieri alla trasmissione di Fazio, l'ho saputo solo dai telegiornali a sera tarda.
Non mi interessa l'apoteosi che ne fa oggi la stampa italiana. Non sono d'accordo. È un dovere - oltre che un diritto - per chi ha diretto il processo del centrosinistra e ha fondato il PD, il restare in Parlamento anche se la cosa non entusiasma più.
Certo, c'è lo spazio inviolabile della scelta e della libertà individuale e sono convinta che Veltroni resterà autorevolissimamente in campo, ma il Parlamento perderà molto.
Sublimamente stupidi i commenti che vengono dallo staff di Renzi del tipo "incominciano a imparare la nostra lezione" ma, si sa, sono giovani e presuntuosi.

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Venerdì 26 febbraio 2016
Sala Viglione, Palazzo Lascaris
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Presiede: Magda Negri

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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