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Magda Negri

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Nel dibattito parlamentare sull'iter della riforma costituzionale ed elettorale (iter troppo lungo e faticoso) sono state però molte le disponibilità verso il modello francese, sia del PDL che del centro-sinistra: Brunetta, i rappresentati socialisti, i rappresentanti delle autonomie, alcuni rappresentanti della Lega Nord, anche se si è calcato di più l'accento sulla forma di elezione del presidente dello stato piuttosto che sulla legge elettorale ad essa coerente.

È apparso chiaro che l'istinto primordiale del centro destra è di tenersi il porcellum così com'è oppure - vedi proposta di legge Meloni - di ripensarlo in senso puramento proporzionale facendo scattare il premio di maggioranza solo dopo la soglia impossibile del 40% e di aggiungervi le preferenze. Vedo un cammino difficilissimo e accidentato.

In questo senso considero l'apertura di Prodi, D'Alema, Veltroni ed altri alla completezza del modello francese - doppio turno di collegio ed elezione diretta del presidente - come il terreno solido e unitario su cui tentare di costruire qualcosa per salvare il bipolarismo.

Conosco Giacchetti. È stato l'animatore vero del referendum del 2011, incredibilmente dichiarato non accoglibile dalla Corte per ridarci il bipolarismo dei collegi. Non poteva fare altrimenti, non sarebbe stato nella sua natura. La mozione è stata forse intempestiva ma ha disvelato il cuore della questione: non si può procedere sulla carrozza della riforma istituzionale e costituzionale senza sapere di che razza sono i cavalli che la trainano (i cavalli sono la legge elettorale.) Era tuttavia inevitabile respingessero la mozione perché non concordato con la maggioranza di governo: il fatto che sia stata respinta - voglio prendere sul serio le parole del segretario Epifani - non deve essere una rinuncia al bipolarismo.

Considero importante che nella mozione di maggioranza fosse sparito il riferimento alla clausola di sicurezza minimalistica del porcellinum. Un passo avanti contro il piccolo inciucio che si poteva nascondere dietro questa clausola.

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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