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Magda Negri

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Considero molto importante questa intervista a Walter Veltroni specialmente nella sua riflessione finale quando afferma che per la sinistra riformista non bastano più buoni provvedimenti e buoni programmi, ma ci vuole l’idea di una società nuova, un’appassionante speranza, un’idea di libertà e giustizia sociale adeguata a questo tempo difficile, alla globalizzazione, alla nuova rivoluzione informatica.

La caratteristica di Walter Veltroni di credere nella forza evocativa delle parole e delle passioni e il suo coraggio di guardare ai nuovi soggetti della trasformazione in Italia e in Europa, mi ha sempre fatto pensare che fosse lui il dirigente giusto intorno a cui costruire il progetto del PD.

Purtroppo dopo la sconfitta del 2009 non ha avuto la forza di continuare e lo ritengo responsabile, purtroppo, di aver consentito il deragliamento di un progetto fortissimo. Non considero né Bersani né Renzi capaci della stessa visione, della stessa sintesi unitaria, di quell’empatia naturale che intorno a Veltroni saldava il popolo democratico.

Non mi considero orfana, ma non mi racconto favole consolatore sullo stato attuale del PD.

Come molti, rubando le ore al sonno, ho cercato di seguire su Rai News 24 la convenzione democratica di Philadelfia. Confesso di essere rimasta impressionata dalla forza di discorsi di Sanders e Obama e di invidiare molto la tenuta e la forza politica del bipolarismo americano. Sanders sembra sia stato ostacolato in tutti i modi dall’establishment democratico ed è stato contestato dalla parte più radicale e intellettuale dei suoi giovani sostenitori, ma è riuscito a condizionare in senso sociale il programma di Hillary e ha difeso l’unità del partito come un leone.

 

Splendida la retorica di Obama. Fa un po’ specie per noi europei sentire che nelle convenzioni americane non c’è una raffinata analisi politica. Ad esempio sappiamo come nel Partito democratico siano diversi gli approcci  al TTIP e come l’isolazionismo protezionistico di Trump potrebbe cambiare lo scenario dell’intero libero scambio mondiale, però quello che conta è che sembra profondo, radicato, sentito, dopo molte battaglie interne delegato per delegato, l’orgoglio di partito, la reciproca valorizzazione dei diversi leaders, il reciproco riconoscimento dell’esperienza, del merito, dell’impegno.

Si tengono per mano, si passano il testimone come fanno le vere grandi organizzazioni, non guardano alla carta d’identità: i democratici americani hanno perfettamente capito il mondo che c’è dentro e dietro Trump.

L’Europa è un altro continente anche culturalmente e idealmente, ma io spero ardentemente che nel nuovo cosmopolitismo che ci caratterizzerà per decenni, lo sviluppo della terza via della sinistra progressista trovi un momento di rinascita e di assunzione di responsabilità. Pare che il premier canadese J.Trudeau voglia convocare dopo l’estate un summit con Obama, Renzi, Clinton, Hollande ed altri capi di governo e di partito così come avevano fatto Clinton, Blair, Prodi, Schröder, Jospin  più di 15 anni fa.

Mi sembra la dimensione giusta per un impegno politico all’altezza di un mondo così trasformato e spero che il Partito democratico italiano possa trovare in quell’impegno comune un po’ di linfa e un po’ di nuova strategia.

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Salvare l'Europa: come uscire dal debito e dalla stagnazione

Venerdì 26 febbraio 2016
Sala Viglione, Palazzo Lascaris
Via Alfieri 15
Torino

Presiede: Magda Negri

Intervengono: Davide Gariglio, Mercedes Bresso, Alberto Majocchi, Enrico Morando

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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