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Magda Negri

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Per ulteriori approfondimenti sull'analisi del Cattaneo 

"Regionali Sicilia: un’Isola dall’ elettorato fluido"
Si sparpaglia l’elettorato di Crocetta 2012, ma si osservano travasi fra tutte le aree politiche.
Gli elettorati di Musumeci e Cancelleri sono i più fedeli. I due candidati maggiori recuperano
anche dal “non-voto”
I risultati che sono emersi dalle elezioni regionali svoltesi domenica in Sicilia hanno mostrato
importanti cambiamenti rispetto al passato. Si è assistito, in particolare, alla grande crescita del
Movimento 5 stelle che, in termini percentuali, ha più che raddoppiato i suoi consensi rispetto a
cinque anni fa (dal 18,2% al 34,7%). L’area del centrosinistra e della sinistra si è invece
assottigliata (nel 2012 Crocetta ebbe il 30,5% dei voti, Micari si è oggi fermato al 18,7% mentre
Fava ha conservata sostanzialmente la stessa percentuale di Marano). L’area del centrodestra,
superate le divisioni di cinque anni fa (quando si presentarono Musumeci e Miccichè), è ritornata
alla vittoria, dopo la parentesi di governo di centrosinistra guidato da Crocetta, anche se nel
complesso l’ampiezza dei suoi consensi è rimasta piuttosto stabile. La percentuale ottenuta da
Musumeci nel 2017 è sostanzialmente simile alla somma di quelle di Musumeci e Miccichè nel
2012.
Ma quali movimenti di voto hanno provocato questi risultati? Come si sono prodotti i cambiamenti
che abbiamo succintamente evidenziato sopra?
L’Istituto Cattaneo, applicando la tecnica nota come “modello di Goodman” ai risultati delle sezioni
elettorali di alcune delle principali città dell’Isola, ha realizzato delle stime statistiche sui
movimenti di voto avvenuti tra le elezioni regionali del 2012 e del 2017.
Per la precisione, sono state analizzate i dati relativi a Palermo, Catania e Siracusa (le prime città a
rendere disponibili, attraverso i siti internet o i loro uffici, i dati). Quel che emerge nelle diverse
città fornisce un quadro piuttosto coerente di quanto avvenuto nell’Isola fra le due elezioni. Le
analisi sono state compiute considerando il voto ai candidati presidenti.
I flussi elettorali possono essere rappresentati in tre modi diversi.
Nelle tabelle 1, 2 e 3 il lettore troverà i flussi calcolati sul totale del corpo elettorale. Ad essere
posto uguale a 100 è l’intero corpo elettorale.
Nelle tabelle 4, 5 e 6 il lettore troverà invece i flussi in uscita. In questo caso si pone uguale a 100 il
bacino elettorale di un candidato del 2012 e si osservano come questo bacino si è ripartito nel 2017.
Nelle tabelle 7, 8 e 9 vi sono infine i flussi in entrata: ad essere posti uguale a 100 sono i voti di un
candidato del 2017. Le percentuali ci dicono le diverse origini di questi voti.
Un primo elemento da evidenziare è la notevole fluidità dell’elettorato siciliano. Gli spostamenti di
voto che osserviamo sono infatti maggiori di quelli che il più delle volte si osservano in analisi
analoghe svolte in altre parti d’Italia. Non è una novità. La Sicilia è – assieme alla Calabria – la
Regione dove più forte è l’importanza del voto personale. Per una fetta rilevante dell’elettorato di
questa regione la scelta di voto segue motivazioni legate ai singoli candidati più che le appartenenze
e le identità politiche. Per questo motivo, da un’elezione all’altra è possibile che si osservino
consistenti travasi di voti dal centrodestra al centrosinistra. Questi spostamenti si manifestano
con maggiore intensità che in altre parti d’Italia, proprio perché il voto è guidato più dal candidato
che dal simbolo di partito. Guardiamo le tre città che abbiamo analizzato.
A Palermo, ad esempio, osserviamo (tab. 1) che una parte degli elettori che nel 2012 votarono
Miccichè, candidato “dissidente” di centrodestra, oggi si sono spostati su Micari (è il 2,8% dell’intero corpo elettorale che compie questo spostamento). Il movimento contrario ha riguardato
coloro i quali da Crocetta si sono spostati su Musumeci (è l’1,7% del corpo elettorale).
A Catania (tab. 2), dai candidati del centrodestra (Miccichè e Musumeci) a quello del centrosinistra
si sposta, complessivamente, il 3,9% del corpo elettorale, mentre l’1,7% compie il tragitto contrario,
da Crocetta a Musumeci. A Siracusa, infine (tab. 3), il 3,2% del corpo elettorale va da centrodestra a
centrosinistra e il 2,1% compie il movimento opposto.
A questi movimenti si devono aggiungere quelli – che vedremo dopo – in entrata e in uscita dal
bacino di Cancelleri.
Questa osservazione generale sulla fluidità dell’elettorato definisce lo sfondo entro il quale si è
svolta la sfida elettorale di domenica. In questo contesto, la sfida è dunque tra chi riesce ad evitare
la fuga di elettori dal proprio campo e, allo stesso tempo, ad approfittare della mobilità
dell’elettorato siciliano “rubando” voti agli altri bacini elettorali. Vediamo dunque, ad una ad una,
le diverse aree politiche.
Riprendendo quanto già si diceva, dobbiamo anzitutto osservare lo sparpagliamento di quello che
era stato nel 2012 il bacino di Crocetta. Basta dire che, in tutte e tre le città esaminate, la quota di
“fedeli” che si riversano sul nuovo candidato della coalizione di centrosinistra (Micari) è minore di
quella dei “transfughi” che si dirigono verso Cancelleri o verso Musumeci. Abbiamo già notato le
perdite subite in direzione del candidato di centrodestra.
Le perdite più significative subite dal bacino del candidato di centrosinistra premiano il candidato
cinquestelle. Come possiamo osservare nelle tabelle 4, 5, e 6 sui flussi in uscita (si badi bene che
ora poniamo a 100 non l’intero corpo elettorale, ma gli elettori di Crocetta) è più o meno un quarto
dell’elettorato di Crocetta che premia Cancelleri (per la precisione il 23 a Palermo, il 27 a Catania,
il 25 a Siracusa). Ma l’insoddisfazione di chi aveva votato Crocetta cinque anni fa produce anche
una significativa fuga verso il non-voto (il 6% a Catania, il 15% a Siracusa, solo a Palermo – col
3% – questa fuga ha dimensioni contenute).
Il nuovo esponente del centrosinistra Micari riesce a recuperare qualcosa dai bacini di altri candidati
del 2012 (in particolare, da Miccichè e da Marano, candidata della sinistra 2012), ma il saldo finale
rimane decisamente negativo.
Gli elettorati di Musumeci e Cancelleri sono i più fedeli (a Palermo confermano il proprio voto il
51% degli elettori di Musumeci e il 67% degli elettori di Cancelleri, a Catania il 62% e il 68%, a
Siracusa il 74% e il 66%).
Però, a riprova di quanto si diceva in precedenza sulla fluidità dell’elettorato, per entrambi i
candidati maggiori, rispetto al 2012, la crescita dei loro voti non è un semplice ampliamento della
loro base elettorale. Si deve piuttosto parlare di una “ristrutturazione” dei loro bacini
elettorati rispetto al 2012. Per entrambi, infatti, l’ampliamento dei loro bacini rispetto al 2012 è il
risultato di una somma algebrica di entrate (ingenti) ed uscite (più limitate, ma comunque di un
certo peso).
Si prenda, ad esempio, l’elettorato di Cancelleri, osservando le tabelle dei flussi in uscita (tabb. 4,
5, 6, dove sono posti uguale a 100 i voti dei singoli candidati del 2012). Si può vedere che a
Palermo cede voti a Fava (12% di chi lo votò nel 2012), a Micari (14%) e a Musumeci (10%). A
Catania cede l’11% a Fava, l’11% a Micari e il 9% a Musumeci. A Siracusa perdite di un certo peso
favoriscono ancora Micari (16%) e Fava (7%).
Musumeci, invece, perde verso l’astensione quasi un terzo dei suoi voti palermitani del 2012 (29%).
A Catania – dove il suo bacino elettorale si è rivelato più poroso – ha subito perdite verso Cancelleri
(22% dei voti del 2012), verso Micari (13%) e ancora verso l’astensione (9%). A Siracusa la perdita
più rilevante è subita in direzione di Micari. I due principali contendenti della sfida siciliana sono riusciti però a compensare queste perdite con i
guadagni che abbiamo in parte già detto. Oltre a questi, dobbiamo poi notare che entrambi
recuperano quote significative di voti dall’astensione. Guardando i flussi in entrata (tabb. 7, 8 e
9), vediamo che, fatto 100 l’elettorato di Cancelleri 2017, la quota proveniente dall’astensione è il
27% a Palermo, il 5% a Catania e a Siracusa. Ancora più rilevanti i recuperi di Musumeci: fatto 100
l’elettorato di questo candidato nel 2017 vediamo che la quota proveniente dall’astensione è del
27% a Palermo e Siracusa e addirittura del 40% a Catania.
Come è stato in passato notato da alcuni studiosi l’astensione intermittente svolge, in Sicilia, la
funzione di una sorta di voto di preferenza negativo: un segnale di insoddisfazione lanciato alle
forze che detengono il potere. Le analisi sui flussi svolte nel 2012 mostrarono infatti che in
quell’occasione l’astensione penalizzò in modo bruciante il centrodestra. Oggi una parte di quei
(non)voti è tornata al candidato di centrodestra.
Un ultimo punto da segnalare è il fatto che i voti che nel 2012 furono ottenuti dal candidato
“dissidente” di centrodestra Miccichè oggi non si riversano unicamente su Musumeci ma si
disperdono in varie direzioni.
La chiave della vittoria di Musumeci sembra dunque da trovare più nel recupero dell’astensionismo
intermittente che nella ricomposizione di quell’alleanza che la candidatura di Miccichè aveva rotto
nel 2012.


Flussi sul totale dei voti (100 = totale del corpo elettorale)
Tab. 1. Regionali Sicilia. Flussi rispetto alle regionali del 2012. Palermo (flussi sul totale)
Marano Crocetta Cancelleri Miccichè Musumeci Altri Astenuti
Fava 2,2 1,2
Micari 1,6 2,7 1,4 2,8 0,5
Cancelleri 3,5 6,1 1,4 4,0
Musumeci 1,7 1,0 1,2 6,2 4,1
LaRosa
Astenuti 1,4 0,9 2,7 50,7
Fonte: elaborazioni Istituto Cattaneo su dati forniti dai comuni. Nota: per agevolare la lettura non
sono stati indicati i flussi < 0,5 del corpo elettorale. Vr = 8,3.


Tab. 2. Regionali Sicilia. Flussi rispetto alle regionali del 2012. Catania (flussi sul totale)
Marano Crocetta Cancelleri Miccichè Musumeci Altri Astenuti
Fava 0,8 1,0 0,9
Micari 1,8 0,9 2,1 1,8 1,3
Cancelleri 4,5 5,5 2,3 3,1 0,8
Musumeci 1,3 0,8 2,0 7,1 0,5 7,7
LaRosa
Astenuti 1,2 3,4 0,6 1,3 46,3
Fonte: elaborazioni Istituto Cattaneo su dati forniti dai comuni. Nota: per agevolare la lettura non
sono stati indicati i flussi < 0,5 del corpo elettorale. Vr = 7,4. 


Tab. 3. Regionali Sicilia. Flussi rispetto alle regionali del 2012. Siracusa (flussi sul totale)
Marano Crocetta Cancelleri Miccichè Musumeci Altri Astenuti
Fava 1,3 1,4 0,7
Micari 1,2 2,4 1,6 0,9 2,3
Cancelleri 2,4 7,4 2,9 0,7
Musumeci 0,5 2,1 0,6 6,1 0,9 3,7
LaRosa
Astenuti 1,4 1,5 1,8 54,3
Fonte: elaborazioni Istituto Cattaneo su dati forniti dai comuni. Nota: per agevolare la lettura non
sono stati indicati i flussi < 0,5 del corpo elettorale. Vr = 7,4.
Flussi in uscita (100 = elettori di un candidato del 2012)


Tab. 4. Regionali Sicilia. Flussi rispetto alle regionali del 2012. Palermo (flussi in uscita)
Marano Crocetta Cancelleri Miccichè Musumeci Altri Astenuti
Fava 50 4 12 0 0 19 0
Micari 36 27 15 45 2 32 0
Cancelleri 0 35 61 22 0 0 7
Musumeci 8 18 10 19 68 29 7
LaRosa 2 1 2 0 1 3 0
Astenuti 3 14 0 14 29 17 86
Tot 100 100 100 100 100 100 100
Fonte: elaborazioni Istituto Cattaneo su dati forniti dai comuni. Vr = 8,3


Tab. 5. Regionali Sicilia. Flussi rispetto alle regionali del 2012. Catania (flussi in uscita)
Marano Crocetta Cancelleri Miccichè Musumeci Altri Astenuti
Fava 41 8 11 0 3 0 0
Micari 0 15 11 30 13 8 2
Cancelleri 0 38 67 32 22 42 1
Musumeci 0 11 9 29 51 49 14
LaRosa 1 0 1 0 1 1 0
Astenuti 58 28 0 9 10 0 83
Tot 100 100 100 100 100 100 100
Fonte: elaborazioni Istituto Cattaneo su dati forniti dai comuni. Vr = 7,4.


Tab. 6. Regionali Sicilia. Flussi rispetto alle regionali del 2012. Siracusa (flussi in uscita)
Marano Crocetta Cancelleri Miccichè Musumeci Altri Astenuti
Fava 30 14 7 0 5 0 0
Micari 27 24 16 15 25 9 0
Cancelleri 0 25 74 46 4 0 1
Musumeci 12 22 0 9 66 60 6
LaRosa 0 0 3 1 0 8 0
Astenuti 31 15 0 29 0 23 92
Tot 100 100 100 100 100 100 100
Fonte: elaborazioni Istituto Cattaneo su dati forniti dai comuni. Vr = 7,4. 
Flussi in entrata (100 = elettori di un candidato del 2017)


Tab. 7. Regionali Sicilia. Flussi rispetto alle regionali del 2012. Palermo (flussi in entrata)
Marano Crocetta Cancelleri Miccichè Musumeci Altri Astenuti Tot
Fava 54 10 29 0 0 7 0 100
Micari 18 29 16 30 2 5 0 100
Cancelleri 0 23 41 9 0 0 27 100
Musumeci 2 12 7 8 41 3 27 100
LaRosa 13 21 31 0 20 8 6 100
Astenuti 0 3 0 2 5 0 90 100
Fonte: elaborazioni Istituto Cattaneo su dati forniti dai comuni. Vr = 8,3


Tab. 8. Regionali Sicilia. Flussi rispetto alle regionali del 2012. Catania (flussi in entrata)
Marano Crocetta Cancelleri Miccichè Musumeci Altri Astenuti Tot
Fava 27 31 30 0 12 0 0 100
Micari 0 22 11 26 22 1 17 100
Cancelleri 0 27 33 14 19 2 5 100
Musumeci 0 7 4 10 37 2 40 100
LaRosa 8 0 39 0 51 2 0 100
Astenuti 2 6 0 1 3 0 88 100
Fonte: elaborazioni Istituto Cattaneo su dati forniti dai comuni. Vr = 7,4.


Tab. 9. Regionali Sicilia. Flussi rispetto alle regionali del 2012. Siracusa (flussi in entrata)
Marano Crocetta Cancelleri Miccichè Musumeci Altri Astenuti Tot
Fava 34 36 18 0 12 0 0 100
Micari 14 28 19 11 27 1 0 100
Cancelleri 0 18 53 21 3 0 5 100
Musumeci 4 15 0 4 43 7 27 100
LaRosa 0 0 48 7 0 22 23 100
Astenuti 2 2 0 3 0 1 92 100
Fonte: elaborazioni Istituto Cattaneo su dati forniti dai comuni. Vr = 7,4.


Analisi di Rinaldo Vignati (340-3758112)
Hanno collaborato Michelangelo Gentilini, Mario Marino, Roberta Maida 

Nota metodologica
I flussi elettorali sono gli interscambi di voto avvenuti fra i partiti nel corso di due elezioni successive.

Nel nostro caso vengono stimati per singole città sulla base dei risultati delle sezioni elettorali. Si tratta di stime statistiche, e quindi di
misure affette da un certo margine di incertezza. Le nostre analisi sono effettuate «su elettori» e non «su voti validi», al
fine di poter includere nel computo anche gli interscambi con l’area del «non-voto» (astenuti, voti non validi, schede
bianche).
Il mero confronto fra gli stock di voti dei partiti di due elezioni non è sufficiente a spiegare gli spostamenti di voto
effettivamente avvenuti, in quanto mascherano i reali flussi di voto che possono anche produrre saldi nulli.
L’individuazione dei reali flussi elettorali può avvenire mediante due tecniche.
La prima consiste nell’intervistare un campione di elettori sul voto appena dato e sul voto precedente (con i problemi
connessi a tutte le forme di sondaggio elettorale, in questo caso aggravati dalle défaillances della memoria e dalla
riluttanza degli intervistati ad ammettere il loro eventuale astensionismo). La seconda – ed è la tecnica qui utilizzata –
consiste nella stima statistica dei flussi a partire dai risultati di tutte le sezioni elettorali di singole città (la tecnica, detta
«modello di Goodman», non è applicabile sull’intero paese, né su aggregati territoriali troppo ampi, ma può essere
condotta solo su singole città a partire dai risultati delle sezioni elettorali, assumendo che i flussi elettorali siano stati gli
stessi in tutte le sezioni della città, a meno di oscillazioni casuali). L’errore statistico è quantificato dall’indice VR (più è
elevato maggiore è l’incertezza della stima) riportato per tutte le città studiate: nella situazione ottimale questo indice
deve avere valore inferiore a 15. In questo caso il Vr è risultati pari a 8,3 (Palermo), a 7,4 (Catania) e a 7,4 (Siracusa).
I dati relativi a Palermo presentano alcune differenze non sostanziali rispetto alle anticipazioni pubblicate sul “Corriere
della sera” di oggi, 7 novembre 2017, perché in quel caso le stime erano stato realizzate su un campione relativo al 90%
di sezioni della città.

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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