Io rimango tenacemente della mia convinzione negativa, per motivi tattici ma insieme strategici.
La sinistra, in tutte le sue eccezioni - riformista e/o radicale, ha un Dna estraneo al populismo dei 5S, magmatico nella forma ma durissimo nella sostanza.
Nessuna confusione...nessuna abdicazione.
Ho grande rispetto per i compagni che vogliono graduare il rapporto politico e istituzionale con i 5S, ma allora il problema è diverso.
Lo declinerei così: natura, strategia e offerta politica della sinistra riformista nel tempo dei populismi.
In fondo è il tema del congresso.
La faticosa ma bella vittoria di Zingaretti nel Lazio, e il distacco che il centrodestra in Lombardia ha dato a Gori - candidato di altissimo livello - confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, la durezza dei rapporti di forza e la complessità di domande e di bisogni sociali cui è difficile dare risposte vere e non propagandistiche.
Sconcertanti le previsioni degli scalfari e dei galli della loggia, che la sinistra italiana debba confluire a mani alzate, con la bandiera bianca, nel turbolento calderone dei 5S, per consentire la nascita di un nuovo bipolarismo - 5S e destra egemonizzata dalla Lega - su cui dovrebbe fondarsi la terza repubblica.
Ecco perchè la fase tattica della formazione del nuovo governo non è estranea alla strategia di ricostruzione del centro sinistra."