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Magda Negri

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Vi segnalo una bella lettera scritta al Pd da un militante del Pd, mio caro amico

Lettera ad un Partito e ad una Politica mai nati. Le regole, gli Statuti, il coinvolgimento di iscritti e cittadini e le parole al vento. I  risultati dell’assenza di Politica e la solitudine di alcuni

Avevo iniziato a scrivere questa riflessione a febbraio. Già da mesi campeggiavano per le strade, nelle stazioni della metropolitana, sui giornali, chiari ed inequivocabili segnali di una campagna pubblicitaria (poco politica e molto personalizzata) con manifesti in cui si annunciavano le candidature a consigliere regionale di molti componenti del PD. Cosa dire? Qualcuno, forse, avrà raccontato o racconterà solo poi, che per gli eletti della prima legislatura Bresso si deve dare per acquisita la ricandidatura. E perché darla per scontata per tutti, senza riflessione serena, senza un minimo di valutazione allargata? E le nuove candidature? Sarà stato detto in qualche ristretta riunione o si dirà, sempre poi, che tutto ciò è naturale e che la Direzione regionale del Partito, Commissione Statuto ... prevedono, consentono bla bla bla.
Ma a me sembra, che questa cosa, anche questa cosa non faccia che alimentare una distanza, un distacco, una indifferenza rispetto al rapporto, al dialogo, al confronto con gli iscritti, i cittadini  …

Le cose vanno affrontate per tempo. Ma, purtroppo, non c’è quasi mai tempo per ragionare. Sembra che l’alibi dell’emergenza, che si contesta giustamente ad altri (esempio Bertolaso e Protezione civile), sia per noi, invece, ovvia quotidianità che non imbarazza. C’è sempre una qualche urgenza che impedisce di affrontare un confronto serio, un dibattito sincero.

Ma le cose vanno spiegate, vanno valutate, vanno affrontate con saggezza, senso del dovere, rispetto e disponibilità all’ascolto.Sembra, invece, che nonostante le mozioni, i Congressi, gli impegni che assicurano cambiamenti di rotta nella direzione del coinvolgimento vero, pubblico e serio di chi andrà a votare, la situazione assomigli abbastanza ad una pentola da cui esce fumo ma di cui non si conosce il vero contenuto o ad una costante sfida all’O.K. Corral di ciascuno (con relativa cordata) contro gli altri.

Senza regole, senza chiarezza, senza facile comprensione dall’esterno, con la sensazione che si fa man mano certezza che siamo sempre meno “diversi” dagli altri. Quanto tempo, quante parole, interviste, illazioni, battute, ipotesi tra i bene informati, gruppi e gruppetti alla conta … C’è chi dice la sua dappertutto e chi non sa niente …. Ma c’è stata una sede, c’è una sede in cui un partito si riunisce, ascolta, esamina il lavoro fatto, valuta quello che serve, si chiede se si è mancato in qual cosa, se manca qualcosa, se c’è qualcuno che ha delle cose, non per forza nuove ma importanti e credibili, da dire?  Sul lavoro importante dell’assessore Artesio abbiamo giudicato noi o l’UDC?

C’è stata una sede pubblica, c’è una sede in cui affrontare i dubbi relativi alle tante situazioni “strane” (Moncalieri, Venaria, ..) in cui non si è capito se ci fosse una regola da seguire o se, invece, si trattasse di una “lotteria” delegata a governare tappe, scelte, appuntamenti di incontro/confronto con la cittadinanza e l’elettorato?

E che dire, poi, sulle incompatibilità, sulle discrezionalità, sulle opportunità?

Per esempio, mi riferisco (pensando in particolare ai casi di Collegno e Grugliasco, ma non solo), al disagio per  l’assenza di reale confronto e dibattito sulle “incompatibilità” e/o inopportunità fra essere segretario di circolo e componente di esecutivi, o vertici di Consorzi pubblici.

Io “non ce l’ho” con i dirigenti, ma con la situazione che si è venuta a determinare, con il loro contribuito e  con la grave mancanza di attenzione che le si è dedicata. Lo dico perché non sono un ipocrita; credo che sia mancato, anche su questo delicato argomento, il giusto momento della riflessione pacata e sincera. Un po’ come se qualsiasi dubbio o la richiesta di valutazione attenta sui temi della opportunità, della correttezza sostanziale, oltre che formale, fossero elementi estranei al dibattito, fossero esternazioni macchiate di “lesa maestà”. Non si tratta di cancellare le qualità delle persone ma di richiamare tutti, a partire dai diretti interessati, a dare segnali di indipendenza, di maturità, di senso del dovere, anche di senso del limite rispetto a compiti, incarichi e responsabilità.

Responsabilità  all’altezza della delicatezza che funzioni e ruoli pubblici meritano e devono avere e dimostrare sempre.
Non si tratta di antipatie, non di capricci o ostruzionismi; sto parlando di politica, quella cosa che sembra a volte allontanarsi sempre più dai nostri orizzonti e dalle scelte di un partito “sbandato”.

Il fatto che sia stato candidato il coordinatore provinciale di Torino, per esempio, è cosa valutata e fortemente voluta da chi, e dove? Nel PD, in una fase delicata come l’attuale, chi controlla il controllore?

Io non so se sono l’unico a provare questi dubbi gravi, a provare amarezza e incredulità.

Non c’è veramente da dire niente? C’è ancora qualcuno che abbia voglia di parlare dei problemi senza minimizzarli? Senza alzare steccati alimentati da personalismi e desiderio di futuro, di carriere? Vogliamo continuare a pensare che le cose importanti siano sempre altre e che quelli come me non hanno niente da fare se non vestire gli scomodi panni di una odierna Cassandra?

Ma abbiamo affrontato veramente con serenità i temi più delicati, nazionali e locali, dai ghetti di Rosarno (in una Calabria governata dalla “ndrangheta” più che dal centrosinistra regionale), all’inefficienza di una Campania spesso compromessa dai pasticci dell’era  Bassolino?

E il mito della serietà e dell’onestà dei nostri esponenti (Marrazzo: ex paladino televisivo dei cittadini, che sniffa e va a far sesso a pagamento e con la scorta, evita di denunciare e paga ricatti; il sindaco di Bologna, Del Buono, che confonde i ruoli di collaboratrice con quelli di amichetta personale e usa la P.A. e bancomat altrui per garantirsi e pagare coccole e letto caldo in modo mercenario)?

Poi Frisullo, le  prostitute offertegli ed accettate, le presunte tangenti …
E il pesante fardello della corruzione, in tutto il Paese, come vogliamo affrontarlo?

E che dire del (troppo) tempo passato prima di scegliere (definitivamente?) Emma Bonino per la candidatura nel Lazio? E il tentativo di “far fuori” Vendola in Puglia? E degli altri tentennamenti tra “primarie sì” e “primarie no”, per altri candidati e le scelte per coalizioni che non sempre si distinguono per grande coerenza? E il limite dei due mandati (o tre o quattro)?
E, in Piemonte, la TAV serve veramente, servirà veramente e a che prezzo?

Ma da quanto non affrontiamo temi come quelli e come i tanti altri che sono al centro del nostro quotidiano vivere? Quando parliamo dei proclami di un partito e di una politica che annuncia sempre modalità e convinzioni nuove, senza che niente di ciò sia minimamente praticato?

In una fase lunga e grave di crisi, crisi non solo economica ma (come sembra evidente, e non solo a me) sociale, culturale, di valori, c’era e c’è, più che mai, un bisogno grandissimo e “straziante”: quello di un vero cambiamento, politico e culturale, fatto di coraggio e coerenza, di rispetto delle regole ed esempi positivi.


In cambio di tanti slogan più o meno “nuovi” e a volte miseramente vuoti di sostanza, si è bravi, invece, a contingentare i tempi degli interventi ai Congressi, si glissa sugli argomenti scomodi, a volte si chiudono gli occhi, altre volte le orecchie e, però,  si sa recitare bene: nei ruoli delle vittime, degli incompresi, dei puri, dei giusti.

Cogliamo, ma è più giusto dire perdiamo l’occasione di un Berlusconi straripante nella sua follia e di una maggioranza di governo allo sbando per controbattere con battute e alibi, lasciando la politica, le idee, il coraggio del cambiamento vero sempre alla porta.

Ma, lo so, per alcuni sto sicuramente scrivendo troppo. Come parlo sempre troppo…
Vi chiedo scusa e ringrazio, se siete riusciti a “resistere” fin qui.

Chiudo questa lettera/”documento”, smetto di chiedere attenzione, tempi e ascolto dignitosi, rispetto delle regole, proporre cose strane come efficienza unita a solidarietà e difesa del sociale, i diritti dei più deboli (uomini e animali), strategie di unificazione di consorzi, comuni, risorse e competenze (comparazioni fra Comuni mostrano come un più alto numero di amministratori implichi più spesa pubblica e di minore qualità).

Basta con i miei panegirici e “pistolotti” sulle coerenze, sulle rivoluzioni comportamentali e di cultura, sulle riforme vere nel campo della giustizia, dell’integrazione sociale, della sostenibilità dello sviluppo (dovremmo pensare a “crescere meno”, ad essere più consapevoli, più critici, più responsabili).

Questo PD e la sua politica non sono in sintonia con le mie attese, con ciò per cui ho lavorato, lottato, parlato e scritto. Questo PD, nazionale e locale, non è il partito che avrei voluto, neanche lontanamente. Senza astio, senza vittimismi, senza ipocrisie, senza fargli mancare almeno il mio voto, anche adesso, nonostante la grande delusione.

Ma quanti sono a provare sensazioni simili alle mie? Pensate che sia solo io a pensare queste cose? Quanti sono a ritenere che i temi delle campagne elettorali non devono essere lasciati al Governo, alla Chiesa, alla confusione di una dirigenza politica di sinistra senza polso e senza grandi idee? C’è qualche altro che abbia voglia e coraggio di dire che i temi sociali non sono parole e slogan di cui riempirsi la bocca; che la l’istruzione, la cultura, i valori, gli ideali sono in “grossa crisi”?

Che tanti borbottano, ma poi sono davanti al “dio televisore” per non perdersi la partita o l’ultimo degli spettacoli per guardoni (li chiamano reality)? Che il senso di responsabilità, del merito, del dovere, oltre a quello dei diritti; che la sostenibilità di questa società edonista ed ignorante non sono barzellette per avanguardie?

In questi casi, cosa si fa, quando mancano le occasioni  e manca la volontà degli altri?
C’è chi scrive ai giornali, chi polemizza nei corridoi, chi parla dietro le spalle.

Io sono diverso. Vi ho scritto per farvi conoscere il mio stato, perché rimanesse qualcosa su cui, eventualmente, riflettere. Senza obbligo alcuno e per nessuno, naturalmente. In questo partito, sempre più “normale” e simile agli altri, si sta (secondo me, per carità) esaurendo rapidamente non solo qualsiasi “spinta propulsiva”, ma anche la passione, la voglia di reale cambiamento della politica e della società, la stessa credibilità dell’azione.

Troppe indecisioni, troppi compromessi, e troppi arrivismi e personalismi.

E’ Bersani, “il problema”? E’ il PD di Collegno o del Piemonte? E’ il PD?
Guardiamoci bene intorno, ma anche dentro. Guardiamoci allo specchio.

Quello che mi ha deluso e continua ad amareggiarmi fortemente è l’assenza totale di vera emozione, di sincera passione verso un indispensabile cambiamento, l’assenza di serietà e di regole certe. Una Politica fantasma.

Ed anche dopo le elezioni, vedrete, mancherà il tempo per riflettere, capire, cambiare. Sarà il tempo di nuovi alibi, delle vendette e di nuovi personalismi. Sono io che chiedevo e chiedo di più?  Troppo, evidentemente.

Tanti saluti,   Michele Suma
Collegno, febbraio/marzo 2010  (prima delle elezioni)

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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