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Magda Negri

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Il Riformista - 28 settembre 2007 - Se la Costituente sembra l'anticamera della Casta - di Claudia Mancina

Il Partito democratico vuol essere la risposta all'antipolitica: perché è il superamento dei vecchi partiti, l'inizio di una "nuova stagione", il ritorno di quella bella e buona politica di cui tutti sentiamo la nostalgia (qualcuno fino al punto di rimpiangere i partiti ideologici, le affiliazioni quasi religiose del Novecento: il che è decisamente troppo). La grande avventura democratica delle primarie è stata dipinta da Veltroni come una esperienza del tutto nuova in questo paese, che muterebbe il volto e la qualità della politica.

E certamente la fondazione di un partito nuovo con un atto democratico di questo genere è qualcosa di assolutamente inedito, che potrebbe essere entusiasmante, e spegnere le critiche di quanti fin dall'inizio hanno visto nell'operazione Pd solo la fusione di due partiti di mediocre fortuna, che si metterebbero insieme per
superare la loro debolezza e i limiti del loro insediamento. È così? I primi passi del candidato Veltroni hanno dato fiducia e fatto sperare in un buon vento, ma la formazione delle liste per l'Assemblea costituente ha di nuovo fatto calare le vele del Pd. Non tanto perché le liste appaiono alla fine costituite da una robusta nomenclatura con una spruzzata tipicamente veltroniana (tanto cinema, un po' di letteratura, un pizzico di beni culturali, cognomi eccellenti, vecchie glorie & sedicenni); ma soprattutto perché la regia mediatica del sindaco di Roma non ha potuto, nonostante la sua consumata abilità, nascondere la frenesia con la quale migliaia di candidati si sono precipitati su queste liste, neanche si trattasse
dell'elezione al Parlamento.

Le cronache hanno raccontato di notti allucinanti; le polemiche del giorno dopo si sprecano. È vero che ogni formazione di liste porta con sé inevitabili polemiche; in questo caso, però, ciò che appare preoccupante è proprio la somiglianza con la formazione delle liste di elezioni politiche o amministrative. L'assemblea costituente di un partito non può essere
percepita come il Parlamento di uno Stato. Se i candidati cadono in questa piuttosto sconcertante illusione ottica, c'è qualcosa che non funziona. Anzitutto, io credo, è abbastanza assurdo pensare in termini di campagna elettorale personale dei candidati alla costituente.

Mentre infatti per la carica di segretario c'è effettivamente una elezione primaria, e quindi è del tutto normale e necessaria un campagna elettorale che metta a confronto i diversi candidati, non si comprende che cosa questo possa significare nel
caso dell'elezione della costituente, che non prevede preferenze e quindi non può essere considerata una primaria. I diversi candidati possono certamente fare campagna per il candidato segretario da loro sostenuto, per promuovere la partecipazione e per sostenere la singola lista di cui fanno parte. Ma una campagna elettorale personale non ha senso logico. Purtroppo il regolamento di autodisciplina è complice di questa situazione, perché (condividendo quella illusione ottica che confonde l'assemblea con il Parlamento) consente una campagna personale, ponendo un tetto di spesa ma non impedendo, per esempio, l'affissione di manifesti con nome e foto, in tutto simili ai manifesti elettorali, come si vedono a Roma.

All'articolo 4, infatti, dice: «È ammessa l'affissione in luoghi pubblici di manifesti diretti a promuovere la candidatura o le
iniziative di singoli o liste purché negli spazi e con le modalità previste dalla normativa vigente».
Sarebbe stato preferibile non consentire la propaganda personale, non per ragioni moralistiche, ma perché estranea all'occasione specifica costituita dall'elezione dell'Assemblea costituente. Ci si può stupire che a molti - certo influenzati dalla fase che il nostro dibattito pubblico sta attraversando - questo modo di concepire
l'elezione della costituente evochi, più che la fondazione di un nuovo partito democratico, una prenotazione per le future e
autentiche liste (Parlamento, consigli regionali, provinciali ecc.), ovvero una specie di preiscrizione ai ranghi della "casta"?

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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