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Magda Negri

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La Stampa, 2 novembre 2007 - Le leggi non bastano -GIOVANNA ZINCONE

La violenza gratuita non è propria della cultura Rom. Dopo la tragedia di Tor di Quinto ce lo hanno ricordato alcuni di loro. Il
furto o la questua importuna sono però comportamenti considerati normali da buona parte della comunità.

E qualche intervistato Rom ieri lo ha candidamente confermato. Un'esistenza non gravata dall'onere del lavoro appare meritevole dei rischi che si corrono a praticare il borseggio e il furto con scasso. Anche perché il modesto impegno profuso dagli apparati dello stato nell'individuare i colpevoli di reati non troppo gravi, l'utilizzo di minori, le clemenze, i condoni e le amnistie abbassano notevolmente i rischi. Si tratta di reati non cruenti, ma certo poco idonei ad attirare simpatia sociale. Infatti, se andiamo a rivedere le classifiche di popolarità delle minoranze presenti in Italia, troviamo da tempo gli zingari in fondo alla classifica, ben prima dell'autista pirata e dell'aggressore di Tor di Quinto. Chi ha ascoltato anche le ragioni delle organizzazioni dei Rom sa che pure per gli zingari poveri e poco nocivi è difficile trovare solidarietà
pubblica.

Lo è sempre di più, perché anche gli stati sociali un
tempo indiscriminatamente generosi sempre di più tendono a
comportarsi secondo la diagnosi di Milton Friedman: «Nessun pasto è
gratis». Chi vuole sostegno, se non è invalido, deve impegnarsi a
cercare un lavoro. Ma per gli zingari trovare lavoro non è facile e
non solo perché il lavoro non è al centro della loro cultura, ma
perché di loro non ci si fida.

Nicolae, l'accusato, comunque ci provava a lavorare: faceva il
manovale a giornata. Non guadagnava abbastanza, il che poteva
spingerlo a rubare. Ma secondo la vecchia cultura Rom, la vittima
non si stupra, non si malmena a morte. Infatti, in tal caso i rischi
di finire dentro crescono, e l'approvazione della comunità declina.
E poi, perché danneggiare la mucca che si munge? Dietro la violenza
gratuita si profila la distruzione di un tessuto sociale, di una
(sia pure discutibilissima) etica ricevuta. Quello che ora si ruba
non è più un bene sostituibile: l'integrità della persona non ha
succedanei, chi la danneggia di proposito vuole nuocere. Lo fa per
abitudine alla violenza, forse per rabbia accumulata contro il
piccolo o grande agio di normali vite borghesi. Di questa nuova
propensione alla violenza i Rom che si trovano da generazioni in
Italia, che sono spesso cittadini italiani, accusano i nuovi venuti:
i rumeni, in particolare. La Romania, che ovviamente non esporta
solo Rom, è la prima nazionalità straniera tra i denunciati e
arrestati sia per il reato di violenze sessuali (sono il 16% degli
stranieri e il 6,2 del totale), sia per gli omicidi volontari (15,4
e 5,3%). Ma occorre osservare pure che quella rumena è la prima
minoranza immigrata in Italia: con 556 mila presenze rappresenta il
15,1% degli stranieri. E si distingue semmai per la maggiore
propensione ad altri reati: ad esempio, il furto con destrezza (in
cui rappresenta il 37% del totale degli stranieri denunciati e il
24,8 del totale dei denunciati), i furti di autovetture (il 29,8 e
l'11,2%), le rapine in esercizi commerciali (il 26,9 e l'8,7%).
Questo confronto tra le percentuali di presenze regolari e
percentuali di incidenza sui reati è tuttavia piuttosto azzardato,
perché i protagonisti dell'attività delittuosa sono gli immigrati
irregolari, che sommando tutte le nazionalità, per alcuni reati
(sfruttamento della prostituzione, estorsione, contrabbando,
ricettazione) raggiungono 4 casi su 5. La promozione incondizionata -
non più sottoposta a requisiti di reddito e di lavoro - di molti
immigrati rumeni da irregolari a regolari potrebbe modificare il
quadro statistico, ma non la realtà dei fatti.

Ricordiamoci infatti di un dato di fondo. Sono i più sradicati che
delinquono, quelli che delle regole se ne infischiano. Sappiamo
infatti che gran parte degli immigrati oggi regolari sono stati in
passato irregolari: ma hanno fatto di tutto per rientrare nelle
regole. Sono, ad esempio, le nostre badanti. Chi invece si mantiene
sfruttando prostitute dopo averle domate a suon di botte può
infischiarsene della regolarità del permesso di soggiorno. Il
decreto varato d'urgenza dal governo, che prevede la possibilità di
espulsione a opera dei prefetti anche nei confronti dei comunitari,
se rappresentano un rischio per l'ordine pubblico, può essere utile
se il nostro esecutivo riuscirà, come sta cercando di fare, a
ottenere la collaborazione dei Paesi di origine. Teniamo però conto
del fatto che immigrati di origine albanese e marocchina,
nazionalità non comunitarie e quindi già espellibili, competono con
la comunità rumena nella classifica dei reati commessi. Le leggi
vanno fatte per il buon motivo che non abbiamo molti altri strumenti
a nostra disposizione, ma non contiamo troppo sull'immediatezza dei
loro risultati.

 

 

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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